
Il più giovane, il primo a candidarsi, quello con le posizioni più nette. In vista delle primarie del 7 febbraio per la candidatura a sindaco di Milano, Pierfrancesco Majorino, 42 anni, mostra un programma definito, dentro un perimetro di proposte collocate a sinistra.
Qual è la sua idea di città ?
Innanzitutto l’introduzione del primo reddito minimo comunale d’Italia. Che prevede interventi di sostegno a persone o famiglie in stato di disagio economico.
Quali mezzi finanziari vorrebbe utilizzare ?
Basterebbero 50 milioni di euro. 27 sono già a bilancio, 11 arriveranno dalla legge di stabilità per interventi contro l’emarginazione. Ne mancano altri 12.
Una maggiore spesa sociale quindi?
Sì, è possibile procedere in questa direzione. Per esempio vendendo lo stadio di San Siro e con il ricavato - stimiamo 70-80 milioni di euro -, finanziare lo sport di base nei quartieri. Oppure assegnare cento spazi pubblici inutilizzati ad altrettante start-up, finanziando ciascuna con una dote iniziale di 10mila euro. Lo spazio verrebbe ceduto gratuitamente per 5 anni.Potremmo tagliare altrove e migliorare la politica sociale e il welfare.
Non c’è il rischio di penalizzare la forza dell’economia milanese?
No, al contrario, si rafforzerebbe. Vorremmo intensificare la lotta alla corruzione, alle infiltrazioni criminali: il nostro stile amministrativo dovrà essere, ancora di più, un modello da imitare. Promuoveremo le aziende virtuose e faremo dei beni confiscati alla mafia un volano di rigenerazione sociale e culturale dei quartieri. Lo abbiamo già fatto, lo faremo più di prima.
L’emergenza abitativa è un tema caldo.
Vero. A Milano oggi ci sono 9.500 alloggi sfitti e 21.000 persone in cerca di abitazione. Per questo, avvieremo la più grande campagna di equità abitativa (e di contrasto all’occupazione di suolo) mai realizzata in città. Avremo un unico obiettivo: Zero Case Vuote.
Mobilità cittadina?
Non più provvedimenti tampone contro l’inquinamento, ma una politica radicale che sappia guardare lontano. A partire dalla disincentivazione dell’uso dell’automobile privata in favore di ciclabilità e del trasporto pubblico. Vogliamo una città nella quale, entro il 2030, l’auto si possa sempre lasciare a casa o non comprare più.
Uno slogan?
Milano non più a due velocità, centro e periferie. Un politico deve saper amministrare ma anche immaginare.
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