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Bcc: Azzi, speriamo che il Parlamento migliori la riforma

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il decreto sul credito cooperativo

Bcc: Azzi, speriamo che il Parlamento migliori la riforma

«Il provvedimento passa adesso al vaglio del Parlamento e ci auguriamo che in quella sede possa essere discusso approfonditamente e migliorato. Proprio per evitare che la riforma delle Banche di Credito Cooperativo (Bcc) raggiunga obiettivi diversi da quelli che si poneva in origine, vale a dire il consolidamento e l'irrobustimento delle aziende bancarie italiane». A meno di 24 ore dal varo della riforma delle Bcc approvata in nottata dal Governo arriva il commento del presidente di Federcasse Alessandro Azzi. Che traduce le perplessità di una parte del mondo delle Bcc sull’efficacia delle nuove norme. Una riforma con tante luci e parecchie ombre che suscita qualche preoccupazione per alcuni aspetti del decreto che «indeboliscono - secondo Federcasse - la coerenza cooperativa». Il Comitato esecutivo Federcasse infatti «conferma la validità dell'impianto» di riforma delle Bcc «costruito in collaborazione con le autorità e condivide le forti perplessità su alcune parti del provvedimento». Esprime preoccupazioni «riguardo alla possibilità di consentire, alle Bcc oltre una certa soglia patrimoniale, la cessione dell'attività bancaria ad una Spa con un affrancamento del 20% delle riserve indivisibili».

Una previsione quest’ultima, secondo Federcasse, «che va nel senso contrario rispetto a quello ufficialmente perseguito, in quanto favorisce la frammentazione bancaria e finisce con lo scoraggiare il fare banca con finalità mutualistiche, indebolendo di fatto la coerenza cooperativa dell'intero sistema». Nel decreto legge governativo si sottolinea come abbiano particolare rilievo,« il mantenimento del principio di autonomia e di mutualità delle singole Bcc, la previsione della costituzione di un Gruppo Bancario Cooperativo con una dotazione patrimoniale di almeno 1 miliardo, la definizione di “patti di coesione” atti a regolare, secondo un principio di meritevolezza, il rapporto tra Bcc e Gruppo Bancario Cooperativo».
«Oggi l’ordinamento cooperativo - ricorda Federcasse - difeso nei decenni da diversi attacchi politici, prevede che, nel caso di trasformazione di una cooperativa in Spa o altra forma societaria, le riserve indivisibili e intangibili - anche in ragione della specifica disciplina fiscale che ne regola l'accumulazione - debbano essere devolute a finalità di interesse pubblico nel rispetto dell'articolo 45 della Costituzione che riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualita e senza fini di speculazione privata». Federcasse «teme, inoltre, che il provvedimento non tenga conto delle specificità del sistema delle Casse Raiffeisen altoatesine, riconosciute e tutelate nella proposta del Credito Cooperativo».

Federcasse ribadisce «la volontà di procedere verso la realizzazione di un unico Gruppo bancario cooperativo, il solo in grado di consentire alle banche di comunità di restare allo stesso tempo autonome ma competitive all'interno di quello che potrà diventare il terzo gruppo bancario del nostro Paese ed il primo per apporto di capitali interamente italiani».

Confcooperative, la riforma è violenza istituzionale
«E' una violenza istituzionale che ci riporta indietro di decenni, ai giorni del fascismo che sciolse le associazioni cooperative. Il governo di centrodestra, mosso in passato da istinti punitivi nei confronti della cooperazione, ha capito e rispettato la natura cooperativa. Assistiamo, invece, in questo caso, a intese con il governo stravolte per assecondare altre necessità nel progetto di riforma delle Bcc. Abbiamo creduto anche alle dichiarazioni di Renzi che più volte ha ribadito i valori della cooperazione, ma le misure annunciate ieri sono un attacco al cuore delle Bcc e della cooperazione in generale». Sono le parole di Maurizio Ottolini, vicepresidente vicario di Confcooperative che esprime «profonda delusione» in merito alla presentazione della riforma delle Bcc da parte del premier.

« Abbiamo lavorato per un anno con il Mef e con Bankitalia», ricorda. «Abbiamo superato le divisioni di veduta interne -aggiunge Ottolini- con la logica di rafforzare le Bcc, garantendo loro l'autonomia e il presidio sul territorio. Eravamo orgogliosi di questa proposta che avrebbe posto le Banche di Credito Cooperativo come modello esclusivo». Ne riceviamo una doccia fredda, perché le misure tradiscono le intese, stravolgono e pervertono la soluzione concordata e aprono una falla disastrosa nella tenuta del sistema».

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