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«Regeni fotografato a una riunione sindacale, aveva paura»

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«Regeni fotografato a una riunione sindacale, aveva paura»

  • –Ivan Cimmarusti

ROMA

Giulio Regeni «aveva paura. Un uomo mai visto lo ha fotografato» alla riunione dell’11 dicembre scorso dei sindacati indipendenti, organismi fortemente contrastati dal governo di al-Sisi ed emarginati da una circolare del Consiglio dei ministri egiziano. A chiarire i contorni degli ultimi giorni di vita del giovane ricercatore italiano sono tre italiani che facevano parte dello stesso gruppo di lavoro di Giulio all'American university del Cairo. Hanno ricostruito il settore di cui si occupavano, i sindacati urbani ossia la tutela di lavori connessi con la città. Particolare non di poco conto visto che per le autorità investigative venditori ambulanti, autisti ed edili in alcuni casi sono assoldati dalle forze sicurezza egiziane come «informatori». I tre colleghi della giovane vittima hanno spiegato che l’incontro dell’11 dicembre dei sindacati indipendenti era stato un momento di dibattito che aveva particolarmente colpito Giulio. Tuttavia qualcosa lo aveva intimorito: «Ci ha detto di essere stato fotografato da un uomo, mai visto in quegli incontri», «scollegato agli ambienti sindacali». Una persona che era «in disparte» e che dopo aver fatto lo scatto «è andato via».

Si tratta di un passaggio rilevante sotto stretta analisi del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e del sostituto Sergio Colaiocco, che coordinano gli accertamenti dei carabinieri del Ros e dello Sco della polizia di Stato. L’incontro dell’11 avviene dopo «una circolare del Consiglio dei ministri che raccomanda una stretta collaborazione tra il governo e il sindacato ufficiale Etuf (unica formazione ammessa fino al 2008), con il fine esplicito di contrastare il ruolo dei sindacati indipendenti e marginalizzarli tra i lavoratori». Un altro nodo rilevante riguarda il ruolo del professor Hassamein Kashek, che Giulio avrebbe dovuto incontrare il 25 gennaio scorso, giorno della scomparsa. Il ricercatore italiano avrebbe dovuto fare una visita al docente egiziano assieme ad un altro italiano, il professor Gennaro Gervasio, che oggi ha fornito la sua versione dei fatti ai magistrati del procuratore Pignatone.

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