Si assiste a «decelerazioni e inversioni di rotta preoccupanti che non fanno capire quale sia la destinazione di Anas». Così il il presidente dell’Anas, Gianni Vittorio Armani, in audizione alla commissione Lavori Pubblici del Senato, con esplicito riferimento al decreto Madia che tocca anche la società. «A oggi Anas rappresenta l’unico soggetto rilevante nell’ambito del sistema industriale italiano incluso nel perimetro finanziario della Pubblica amministrazione, con il conseguente assoggettamento a vincoli normativi, incompatibili con il ruolo di concessionario di mercato». Per Armani la presenza di Anas nel perimetro della pubblica amministrazione è di per sé «un’anomalia»: fare scelte strategiche «con lo stesso metro della Pa crea un meccanismo di blocco di decisioni che per un organismo industriale è assolutamente inaccettabile».
Le limitazioni all’autonomia gestionale
Armani ha fatto notare in Commissione che con il decreto Madia l’Anas risulta temporaneamente (18 mesi) esclusa solo dall’applicazione dall'articolo 4 («Acquisizione e gestione di partecipazioni pubbliche»), a differenza di altre società 100% pubbliche, come ad esempio Rai e Fs, rientrando, invece, in tutte le limitazioni previste dal decreto che incidono fortemente sulla gestione industriale della società e rendono inapplicabili alcune azioni, anche già avviate, del piano industriale. Il decreto prevede una nuova classificazione delle società pubbliche in cinque fasce, con rideterminazione delle retribuzioni di amministratori e dirigenti, e questo comporta per Anas un irrigidimento della struttura remunerazione per esigenze operative. Inoltre, il divieto di corrispondere agli amministratori e ai dirigenti indennità ulteriori rispetto a quelle previste per legge, finisce per limitare il sistema di incentivazione di performance e flessbilità per un’azienda che come Anas deve essere «dinamica». Senza contare il divieto al piano di esodo che ha già portato a ricambi di 35 dirigenti e benefici netti pari a 26 milioni di euro per l’azienda. Infine, il decreto prevede la ricognizione del personale in servizio entro 6 mesi per individuare eventuali eccedenze e l'istituzione da parte della Funzione pubblica di un elenco di lavoratori dichiarati eccedenti con il divieto, fino al 31 dicembre 2018, di procedere: questo meccanismo non consente ad Anas di avviare un piano di assunzioni vantaggioso. Tutto ciò - ha sottolineato Armani - comporta una «limitazione molto forte all’autonomia gestionale di Anas».
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