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Banche popolari, primo ricorso bocciato dal Tar

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Banche popolari, primo ricorso bocciato dal Tar

ROMA

La riforma delle banche popolari supera il primo scoglio legato a un’impugnativa per incostituzionalità. La terza sezione del Tribunale amministrativo del Lazio ha dichiarato inammissibile uno dei tre ricorsi presentati nei mesi scorsi sul regolamento della Banca d’Italia che dà attuazione alla riforma delle popolari. In particolare si tratta del ricorso avanzato da Adusbef e da Federconsumatori in cui si chiedeva il rinvio del giudizio alla Consulta, perché a valle del decreto c’è una legge ritenuta incostituzionale, ovvero la riforma del governo che obbliga le banche popolari alla trasformazione in spa entro la fine del 2016. I presupposti di incostituzionalità, in verità, non sembrano inattaccabili: la motivazione avanzata dalle due associazioni è legata all’utilizzo del decreto-legge in una situazione in cui mancherebbero i presupposti della necessità e urgenza. Considerata la frequenza con la quale i governi italiani ricorrono ai decreti-legge, l’incostituzionalità dovrebbe essere contestata nella gran parte dei casi. E ancora: se passasse questo principio, anche il recente decreto sulle Bcc e su altri temi bancari rischierebbe di essere impugnato, con un impatto non da poco per il sistema bancario nazionale già molto sotto pressione.

Tornando alle decisione di ieri, questa emerge dal dispositivo della sentenza pubblicato dal tribunale amministrativo, su richiesta delle parti, prima delle motivazioni che potrebbero arrivare tra alcuni mesi.

«Per le ragioni che saranno esposte in motivazione, il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio (sezione Terza) dichiara inammissibile il ricorso in epigrafe quanto all’impugnazione proposta da Adusbef e da Federconsumatori; respinge il ricorso in epigrafe quanto all’impugnazione proposta dai ricorrenti in qualità di soci della Banca Popolare di Milano», afferma il dispositivo. Si tratta della prima decisione emessa da un Tar nel merito riguardo ai tre ricorsi avanzati da associazioni di consumatori e da alcuni soci di banche popolari contro il regolamento della Banca d’Italia sulla riforma delle popolari.

Anche la Regione Lombardia si è rivolta alla Consulta - in questo caso in modo diretto, come previsto dalla Costituzione - con un ricorso contro il decreto dell’esecutivo sulle popolari e una prima udienza della Corte è in calendario per il 5 luglio. Nel caso della Regione, la sua iniziativa viene riconosciuta dalla Costituzione per i casi di conflitto di attribuzione, e cioè nel caso di un conflitto di poteri dello Stato e nel caso in cui l’ente locale ritenga che lo Stato, nell’emanazione delle sue leggi, abbia violato la riserva lasciata alle autonomie regionali. Secondo la Regione, la riforma «viola il terzo comma dell’articolo 117 della Costituzione, perchè le banche popolari, considerato il loro stretto collegamento con il territorio, hanno un ruolo regionale». Anche in questo caso, se passasse questo principio, sarebbe un precedente devastante considerato il nuovo decreto che interessa le banche di credito cooperativo, che sono estremamente frammentate e per definizione legate ai loro territori.

Davanti al tribunale amministrativo laziale sono stati presentati altri due ricorsi: quello di un gruppo di piccoli azionisti di banche popolari e un altro presentato da alcuni soci di Ubi e altre popolari capitanate da Piero Lonardi, che contesta in particolare il regolamento della Banca d’Italia che vieta la costituzione di una holding controllata da soci in forma cooperativa che detenga la maggioranza in banche spa. Nell’ottobre scorso, il Tar aveva respinto la richiesta di sospensiva di quest’ultimo ricorso.

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