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I monumenti nelle zone di guerra protetti dai caschi blu italiani

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BENI CULTURALI

I monumenti nelle zone di guerra protetti dai caschi blu italiani

Il terrorismo non risparmia i monumenti. Li colpisce e distrugge perché così ottiene un forte impatto mediatico, ma anche perché le vestigia del passato rappresentano l’identità di un popolo. «Una nazione è viva quando la sua cultura è viva», così si legge sulla targa posta all’ingresso del museo nazionale dell’Afghanistan a Kabul, sopravvissuto alle devastazioni del conflitto. Peggior sorte è , invece, toccata ai resti di epoca romana di Palmira, in Siria, distrutti dall’Isis.

Per evitare che situazioni del genere possano verificarsi ancora, il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, ha da tempo lanciato l’idea di una task force formata da militari e esperti nel campo dei beni culturali che possano lavorare, sotto l’egida di insegne internazionali come quelle dell’Unesco, per preservare i monumenti a rischio. La proposta si è concretizzata oggi con la firma a Roma, nelle Terme di Diocleziono, di un memorandum di intesa sottoscritto dallo stesso Franceschini, dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, da quello dell’Istruzione Stefania Giannini, dal responsabile degli Esteri Paolo Gentiloni e dal direttore generale dell’Unesco Irina Bukova che sancisce la nascita dei caschi blu della cultura, denominati Unite4heritage.

Si tratta del primo modello nel mondo, che altri Paesi potranno seguire. La task force italiana farà perno - come ha spiegato il comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette - sul nucleo di tutela del patrimonio culturale dell’Arma, che attualmente è diretto dal generale Mariano Mossa. Da lì arrivano i primi caschi blu, ai quali si aggiungono esperti del ministero dei Beni culturali: archeologi, storici dell’arte, restauratori. La task force è in via di completamento e anche le modalità e le zone di intervento saranno meglio definite in un prossimo futuro.

Sempre in tema di conservazione del patrimonio, nella stessa sede è stato siglato da Franceschini e Gentiloni insieme al sindaco di Torino, Piero Fassino, un protocollo d’intesa per istituire nel capoluogo piemontese un centro di ricerca e formazione Unesco operativo nel settore della salvaguardia dei siti culturali e naturali mondiali e dell’economia della cultura. Il centro, denominato Itrech (International training & research center), sarà organizzato dal comune di Torino,che dovrà preoccuparsi di reperire i locali, il personale e sopportarne i costi, in cooperazione con partner privati e pubblici, come l’Università e il Politecnico torinese.

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