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Agromafie, business da 60 miliardi. Orlando e Martina: accelerare i…

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quarto rapporto

Agromafie, business da 60 miliardi. Orlando e Martina: accelerare i due ddl contro reati nella filiera e caporalato

Accelerare l'approvazione del ddl sulla riforma dei reati agroalimentari (un provvedimento in 49 articoli) e di quello per la lotta al caporalato che a circa sei mesi dal varo sta iniziando proprio in questi giorni la sua «marcia» al Senato. Sono i primi interventi concreti che il governo ha messo in campo per sbarrare il passo alle agromafie che muovono un giro d'affari valutato in 60 miliardi. Un fenomeno che sta proliferando trainato anche dalle buone performance dell'agroalimentare italiano, che continua a macinare ottimi risultati in casa e all'estero con un export che ha superato le più rosee previsioni raggiungendo quota 37,8 miliardi nel 2015. Oggi, in occasione della presentazione del 4° Rapporto agromafie realizzato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell'agroalimentare (guidato da Giancarlo Caselli) è stata ancora una volta tracciata la radiografia delle attività criminali che hanno allungato le mani sull'agricoltura.

Dai reati tradizionali alla nuova frontiera del web
Non solo i tradizionali reati, dal furto all'estorsione, dalle macellazioni clandestine all'abigeato, ma anche formule più sofisticate. Fare affari con l'agroalimentare - è stato ricordato - è più lucroso e più sicuro che trafficare droga. Mentre i capitali sporchi guardano con sempre maggiore interesse agli investimenti nelle terre. Dunque bisogna rivedere le leggi. La normativa sulle frodi, per esempio, ha sottolineato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è vecchia e disorganica e dunque gli strumenti per arginare la contraffazione vanno rafforzati anche alla luce del boom della rete. Il rapporto evidenzia infatti che un italiano su quattro acquista prodotti alimentari on line incorrendo in gravi rischi. Il 30% dei formaggi acquistati in rete, per esempio, secondo lo studio, è risultato contaminato. I carabinieri del Nac, in questi ultimi anni hanno segnalato circa 70 tipologie di prodotti contraffatti, in prima linea vini, formaggi e aceti balsamici. Tutti con il blasone di marchi fasulli. La crescita del commercio di prodotti alimentari sul web richiede dunque un cambio di passo nelle azioni di contrasto.

Italia leader nei controlli: 240mila in due anni
Ma se è vero gli affari della malavita che ruotano intorno all'agroalimentare, dai campi alla distribuzione, continuano a ingrossarsi, è altrettanto vero che la rete dei controlli operativi nel nostro Paese è in assoluto quella a maglie più strette non solo in Europa, ma nel mondo. E alcuni numeri rilevati dal presidente di Eurispes Gian Maria Fara lo confermano. La Guardia di Finanza, per esempio, nel 2014 ha sequestrato 1,4 milioni di kg di beni alimentari oggetto di frode commerciale o sofisticazione, mentre valgono 15 milioni di euro le irregolarità accertate sul fronte dei fondi comunitari. E ancora, nel 2015 i Nas hanno chiuso 1.035 strutture operanti nel sistema agroalimentare con il «ritiro» di 25,2 milioni di prodotti adulterati o comunque senza le adeguate garanzie sanitarie.
Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha ribadito che «con 240 mila controlli in 2 anni» l'Italia è leader nell'azione di controllo e prevenzione. «Il nostro paese - ha aggiunto il ministro - è in grado di mantenere la guardia alta anche all'estero e sulla nuova frontiera del web». E lo confermano gli accordi con i grandi operatori primo tra tutti Alibaba che hanno consentito di «stanare» 130mila tonnellate di falso parmigiano reggiano (made in Turchia) piazzate ogni mese on line.

« Serve un patto europeo per l'etichetta trasparente»
Per il ministro bisogna andare avanti velocemente con la legge contro il caporalato e sui reati agroalimentari, ma ha anche la lanciato la proposta di una grande «patto» per fare della trasparenza e dell'etichetta una questione europea.«Perchè - ha aggiunto Martina - se l'etichetta diventa solo una rivendicazione nazionale rischiamo di non farcela». Il vento però nella Ue sta cambiando. Lo ha detto Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, l'organizzazione agricola che su origine ed etichettatura trasparente ha impostato la strategia degli ultimi anni. Per Moncalvo una novità assoluta è la posizione assunta dalla Francia che all'ultimo consiglio agricolo Ue ha sostenuto con forza la necessità di indicare l'origine in tutti i prodotti alimentari. «Dobbiamo cogliere questa opportunità - ha sostenuto il presidente della Coldiretti - per arrivare a un percorso di trasparenza che metta nell'angolo l'illegalità. E l' Italia può diventare un modello. Le organizzazioni straniere chiedono di conoscere le iniziative italiane, dall'etichettatura alla legge 51 sul latte». Ai lavori hanno partecipato anche Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia e Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione.

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