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Genova, i lavori anti-alluvione permettono di abbattere i costi

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allarme idrogeologico

Genova, i lavori anti-alluvione permettono di abbattere i costi

Una volta finiti i lavori avviati per la realizzazione della nuova copertura del torrente Bisagno e dello scolmatore per le acque del rio Fereggiano, i rivi protagonisti delle recenti alluvioni di Genova, in particolare di quelle del 2011 e del 2014, si potrà contenere, in caso di nuovi eventi, in modo decisivo l’entità dei danni economici agli edifici e a ciò che contengono, facendo scendere la perdita da 100 a 10 milioni di euro.

Lo ha dimostrato uno studio presentato ieri, nel capoluogo ligure, alla presenza del ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, dalla savonese Fondazione Cima. Quest’ultima ha messo a punto, nell’ambito di progetti in consorzio finanziati dall’Ue, due piattaforme operative, la Drihm (per prevedere eventi meteo e idrogeologici, alla quale sono andati, tra 2010 e 2014, circa 3,5 milioni) e la Rasor (che con l’analisi degli eventi quantifica i danni, ed è stata finanziata con altri 3,5 milioni, tra 2012 e 2015).

Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha ricordato che «per finanziare la costruzione dello scolmatore del Fereggiano, riutilizzando la galleria già esistente, l’amministrazione comunale ha contratto un mutuo e ha concorso con un proprio progetto al finanziamento nazionale del “Piano città”. Ciò ha reso possibile l’avvio del cantiere nel 2015».

Poi, dopo gli eventi alluvionali del 2014, Italiasicura (la struttura di missione della presidenza del consiglio contro il dissesto idrogeologico) ha stanziato 275 milioni, «che si aggiungono a quelli già messi sul piatto dal Comune per il Fereggiano e per la progettazione di interventi su altri corsi d’acqua, e che complessivamente fanno di Genova la città italiana dove si stanno realizzando le più importanti opere di riassetto idrogeologico».

I cantieri attualmente in corso sono cinque, due quelli conclusi, tre in affidamento lavori o in attesa avvio, due in attesa di gara. In particolare, il fondi destinati allo scolmatore del Fereggiano e alla nuova copertura del Bisagno ammontano a 251 milioni. In più, Doria ha ricordato che «oltre alla messa in sicurezza dei torrenti, l’amministrazione comunale ha sostenuto, nel 2015, 50 milioni di spese, in gran parte destinati alla messa in sicurezza dei versanti collinari».

Il vicepresidente della Fondazione Cima, Luca Ferraris, ha spiegato che «lo stato dei due torrenti durante l’alluvione del 9 e 10 ottobre 2014, ha causato danni a edifici e contenuti per 100 milioni, mettendo a rischio 12.710 residenti. Mentre con scolmatore e nuova copertura i danni non scomparirebbero ma scenderebbero a 10 milioni e i residenti a rischio calerebbero a 760».

Valutando poi le alluvioni genovesi del passato, Ferraris ha sottolineato che «se Genova nei prossimi 50 anni fosse altrettanto “sfortunata” come negli ultimi 50, senza i lavori al Fereggiano e al Bisagno, si potrebbe conteggiare un danno medio annuale di 6,5 milioni con un numero medio di 11mila persone potenzialmente coinvolte. Mentre, una volta portati a termine i lavori per i 251 milioni stanziati, il danno medio annuale si abbasserà a un milione e ci sarà un risparmio quindi di 5,5 milioni l’anno. L’investimento, poi, risulterebbe rimborsato nell’arco di 50 anni. Inoltre il numero medio di persone potenzialmente coinvolte scenderebbe a 3mila».

La Fondazione Cima sta applicando la piattaforma Rasor, oltre che a Genova, a Port-au-prince e Les Gonaives (Haiti), Rotterdam (Paesi Bassi), Isola di Java (Indonesia), Santorini (Grecia) nonché, su richiesta della Banca Mondiale, in Africa, per calcolare il profilo di rischio da inondazione del Malawi.

Galletti ha affermato di esser venuto a Genova per rendersi conto «di persona dell’apertura dei cantieri. Ma l’impegno non finisce qui, né per Genova né per il resto d’Italia. L’obiettivo è evitare nuove tragedie. All’inizio del lavoro del Governo avevamo preso l’impegno di partire con i cantieri. Sappiamo che è un lavoro lungo e che richiederà anni (il Fereggiano dovrebbe concludersi nel 2018, ndr) ma se non si parte non si arriva mai. Abbiamo investito molto su Genova perché è una delle zone dove c’è maggior rischio. Abbiamo iniziato dalle grandi città metropolitane».

Animazione dei danni materiali e delle persone coinvolte nell'inondazione di Genova del 9-10 ottobre 2014

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