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Dossier Impastato, la memoria e il presente anche nelle parole del pm Di Matteo

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Impastato, la memoria e il presente anche nelle parole del pm Di Matteo

Conciliare passato e innovazione creando nuove occasioni di sviluppo per i giovani basate sull'autoproduzione e l'eco sostenibilità. È uno degli obiettivi del progetto “La memoria e il presente” promosso da “Casa memoria Felicia e Peppino Impastato onlus” in collaborazione con l'associazione “Officina rigenerazione” attraverso un cofinanziamento del Dipartimento della gioventù. All'interno del progetto, presentato venerdì della scorsa settimana a Cinisi (Palermo), nel bene confiscato “ex casa Badalamenti”, sono previsti laboratori di musica, teatro e manualità, percorsi di formazione gratuita per avvicinare i neo-imprenditori del territorio al mondo dell'euro-progettazione, dello start up d'impresa e delle misure anti-racket e percorsi turistici improntati all'eco sostenibilità.

Tra gli scopi dell'iniziativa, promossa nell'ambito dell' azione “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”, il recupero di vecchie arti e mestieri: dalla produzione casearia ai ricami e alla tessitura fino alla gastronomia. I laboratori cercheranno di creare attraverso l'innovazione occasioni di sviluppo per le nuove generazioni in grado di valorizzare le ricchezze del territorio.

La memoria di Peppino Impastato - ucciso a Cinisi il 9 maggio 1978 ad appena 30 anni – non vive però solo grazie alla casa della memoria. A parlare di lui, di questo uomo coraggioso, ultimamente è intervenuto anche Nino Di Matteo, pm del processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Il magistrato, tre giorni fa, è intervenuto all''iniziativa pubblica “Dalla parte della legalità”, organizzata dal consiglio comunale di Pescara, alla presenza degli studenti di 18 istituti superiori e medi di Pescara. I rappresentanti dei Comuni di Pescara, Chieti, Montesilvano, Spoltore, Città Sant'Angelo, Bucchianico, Miglianico, Mosciano Sant'Angelo e Pineto hanno consegnato la cittadinanza onoraria al magistrato palermitano, che ha istituito alcuni dei principali processi contro la mafia ed è per questo sottoposto a misure di sicurezza straordinarie.

«Il delitto di Peppino Impastato – ha affermato Di Matteo – va ricordato perché è la vicenda madre della trattativa Stato-mafia. Per lui venne attuata un'azione di clamoroso depistaggio delle indagini per il quale si vuole far passare Impastato per un suicida o per un attentatore. Se c'è depistaggio, non passa tra le mani di un Totò Riina o di un Badalamenti: sono cose che passano attraverso le mani di esponenti delle istituzioni, quindi chiediamoci cosa c'è dietro, cosa si vuole nascondere». Secondo Di Matteo queste “stranezze” ci sono «in troppi delitti eccellenti, è una costante. Sappiamo chi ha ucciso Dalla Chiesa, ma non sappiamo chi ha prelevato appunti e diari dalla sua cassaforte. Conosciamo il nome di chi ha schiacciato il bottone del tritolo per Falcone ma non come sia stato possibile trovare il suo computer al ministero vuoto e manomesso. Così come per Borsellino: aveva un'agenda rossa, e ora non c'è più».

r.galullo@ilsole24ore.com

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