Italia

Rai, scelti i direttori di rete ma è polemica

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Rai, scelti i direttori di rete ma è polemica

  • –Marco Mele

roma

Il ricambio è totale: Andrea Fabiano prende il posto di Giancarlo Leone al timone della rete ammiraglia, Rai Uno. Leone va al coordinamento dell’offerta e dei palinsesti Rai. A Rai Due, Ilaria Dallatana, amministratore delegato uscente di Magnolia, società di format e produzioni televisive, prende il posto di Angelo Teodoli, che va a dirigere Rai4 e, successivamente, anche RaiMovie e RaiPremium al posto di Roberto Nepote. Dallatana è la prima donna a dirigere una rete televisiva, affiancata da Daria Bignardi: la conduttrice de Le Invasioni barbariche su La 7 va a dirigere la terza rete televisiva, al posto di Andrea Vianello. Due donne che vengono dall’esterno dell’azienda, così come Gabriele Romagnoli, che da Repubblica passa alla direzione di RaiSport al posto di Carlo Paris, che però dovrebbe diventare condirettore. Al di fuori del perimetro editoriale, Antonio Marano da vicedirettore generale diventa presidente di Rai Pubblicità con deleghe esecutive.

Le polemiche investono il pacchetto di nomine che il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha illustrato ieri mattina ai consiglieri di amministrazione che dovranno esprimere il proprio parere nella riunione di oggi. «Capisco la scelta di attingere dall’esterno - commenta Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, FI - quando si sceglie il meglio, ma in questo caso c’erano qualità migliori all’interno rispetto a figure anonime, escluse da altre emittenti per risultati scarsi (Daria Bignardi, ndr)». Per i parlamentari del Movimento 5 Stelle in Vigilanza «il cambio di passo sarebbe stato l’intraprendere una procedura pubblica e trasparente. Il dg della Rai ha fatto man bassa di esterni, senza far ricorso al job posting, quindi senza verificare se all’interno dell’azienda radiotelevisiva esistessero profili all’altezza». Critici anche i senatori della sinistra Pd Federico Fornaro e Miguel Gotor: «Il giudizio su queste nomine lo daranno i fatti, le scelte editoriali e il gradimento dei telespettatori. Una maggiore attenzione al patrimonio di professionalità interno alla Rai però, sarebbe stato un segnale di forte cambiamento rispetto al passato».

Il direttore generale replica in Vigilanza: «Abbiamo proposto dei nomi basati sul criterio del pluralismo culturale - sottolinea Antonio Campo Dall’Orto - e la vera cesura rispetto all’autonomia dai partiti è che stiamo scegliendo persone competenti. La somma di ogni singolo pezzo del servizio pubblico deve far sì che ogni cittadino si senta rappresentato. Abbiamo proposto due donne in un’azienda che non ne ha mai avuta una alla guida delle reti». Dentro la Rai, l’Usigrai, il sindacato dei giornalisti, critica le scelte: «Nei fatti una sonora sfiducia e delegittimazione di tutti i dipendenti della Rai, salvo l’eccezione di Rai1, l’ennesima infornata di esterni». Tra i consiglieri di amministrazione, per Arturo Diaconale «su queste nomine c’è un’impronta renziana, anche un po’deludente. Con Bignardi a Rai Tre si rischia di passare da una rete con marcatura retrò a una rete con taglio radical chic. Una nomina non supportata da alcuna esperienza gestionale». Per Franco Siddi, invece, «non c’è dubbio che accanto a personalità con un vissuto collaudato ci siano proposte intriganti di cambiamento. Non è il momento di liquidazioni precostituite ma di una fiduciosa attesa. Certo è che la strada è nuova». Per Maria Stella Gelmini, vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera, infine, «se dopo l’introduzione del canone in bolletta si arrivasse quasi a un 30% di recupero dell’evasione, occorre seriamente considerare la possibilità di eliminare la pubblicità da almeno un canale della tv pubblica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA