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Sanità Lombardia, 35 società pigliatutto. Dal 2004 vinti…

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Inchiesta sulla sanità

Sanità Lombardia, 35 società pigliatutto. Dal 2004 vinti appalti per 500 milioni

MILANO - Un sistema d'affari costituito da almeno 35 imprese, caratterizzate perlopiù da azionisti schermati, che nel giro di undici anni si sono spartiti i principali appalti della sanità lombarda nel settore odontoiatrico. È il business messo in piedi, secondo gli inquirenti, dall'imprenditrice monzese Maria Paola Canegrati, uno dei principali indagati dell'inchiesta della procura di Monza sulle tangenti pagate al consigliere leghista della Lombardia Fabio Rizzi e al suo collaboratore Mario Valentino Longo per condizionare l'assegnazione delle gare. I tre sono finiti in custodia cautelare in carcere, mentre altre 18 persone si trovano o in carcere o ai domiciliari o sotto controllo con obbligo di firma per presunti reati di associazione a delinquere, turbativa d'asta e corruzione.

Trenta appalti in 10 anni
I carabinieri, che hanno condotto le indagini coordinate dal pm Maunela Massenz, parlano di una «regia diretta della Canegrati nella gestione delle gare d'appalto», come si evidenzia anche dalle intercettazioni. Gli appalti messi sotto la lente partono dal 2004, per un valore di quasi 500 milioni. Le imprese “pigliatutto” dell'imprenditrice sono arrivate a vincere commesse a Vimercate, all'ospedale Fatebenefratelli, alla Fondazione Macchi di Varese, al Bolognini di Seriate, al Carlo Poma di Mantova, al Mellini di Chiari, all'Icp, all'ospedale di Melegnano, all'ospedale Treviglio e Caravaggio, al Salvini di Garbagnate, all'ospedale di Desenzano del Garda, nella Asl della Valcamonica, al San Gerardo di Monza, all'ospedale Niguarda.

Non sempre le imprese avevano i requisiti formali e i controlli risultavano lacunosi. Alcuni appalti finiti sotto la lente della procura sono stati vinti con la complicità di alcuni funzionari interni alle aziende ospedaliere. «Dalle intercettazioni emerge la conferma che nessun inventario era stato effettuato...». Si fa l'esempio, nell'ordinanza di arresto, di Anna Maria Gorini,direttore del servizio infermieristico riabilitativo dell'ospedale di Vimercate, che «nonostante il disordine nella gestione degli appalti evidentemente preordinata a ostacolare i controlli e dunque a tutelare il privato beneficiante a dispetto dei rilievi e degli accertamenti in corso...dichiarava di farla franca perché riteneva che per gli altri la materia “fosse arabo”». In questo caso gli inquirenti rilevano anche come ci fosse «macroscopica assenza circa gli investimenti affrontati dalla società Servicedent».

L'inchiesta prende di mira gli appalti dal 2010 in avanti, per i quali i presunti reati non sono ancora prescritti. In questi, del valore complessivo di oltre 200 milioni, per gli inquirenti è chiara la turbativa d'asta. In un'intercettazione Canegrati spiega a Longo che «tutte le aggiudicazioni che porti, del tipo fino al 15% com'è...il restante della percentuale è tuo».

Si legge negli atti che Longo e l'imprenditrice si incontravano «frequentemente nel bar Colonna D'Oro, sito nei pressi della sede del Consiglio regionale lombardo per discutere (spesso passeggiando intorno all'isolato allo scopo di non potere essere intercettati) dei comuni interessi in materia di appalti pubblici».

Le mire sulla riforma sanitaria
A Rizzi spetta la paternità della nuova riforma sanitaria lombarda, approvata la scorsa estate, mentre Longo era stato nominato nel 2014 consulente della partecipata lombarda Eupolis con l'incarico di sviluppare la rete dell'odontoiatria. «Dal punto di vista politico Longo riveste in sostanza il ruolo di responsabile del settore all'interno del partito di riferimento», spiega il gip di Monza.

Dalle intercettazioni emerge che la riforma sanitaria leghista piaceva agli imprenditori messi sotto la lente dall'inchiesta. Longo spiega alla Canegrati che «nella riforma abbiamo fortemente insistito in ogni suo punto per il chilometro zero...». I due parlano della bozza di legge redatta da Rizzi, e Canegrati dice che «si evince che ci sarà più spazio per il privato...sono stupidi i privati perché non capiscono che c'è più spazio!». Longo sottolinea di spingere «dal punto di vista politico regionale perché è quello che noi vogliamo».
In una conversazione Rizzi e Longo si riferiscono agli interessamenti manifestati dalla svizzera Stromengher: «...ho detto chiaramente che in Lombardia lavorano i lombardi!...Noi siamo azionisti di quella struttura privata perché come Regione Lombardia gli diamo un puttanaio di soldi». E Rizzi precisa ancora: «Stiamo portando avanti il discorso della rete del chilometro zero...è la colonna portante della nostra riforma».

Il «libro paga»
Per gli inquirenti Longo era «a libro paga dell'imprenditrice, attraverso lo schermo della convivente Silvia Bonfiglio a cui mensilmente l'imprenditrice consegnava 5mila euro per non meglio definiti “servizi forniti da revisori contabili». Dalle intercettazioni emerge che Rizzi percepiva invece «circa 8.000 euro al mese e di questi ne versa 1.500 alla Lega Nord e 5.000 di mutuo». E proprio per pagare quel mutuo, come risulta da una telefonata tra il politico e la compagna Lidia Pagani (anche lei in custodia cautelare), il consigliere era in attesa di «operazioni giuste» con cui sarebbe riuscito «ad estinguere i mutui». Si fa riferimento anche ad un'operazione in Brasile.

Martedì intanto i carabinieri hanno trovato 17mila euro in contanti a casa del politico (oltre a 1.900 euro nascosti in un congelatore e 5mila franchi svizzeri in una busta), che potrebbero essere parte della tangente da 50mila euro spartita con Longo. Oggi Canegrati sarà interrogata a San Vittore, mentre Rizzi e Longo saranno sentiti nel carcere di Monza. Rizzi, tramite il suo legale, ha dichiarato di «voler chiarire e difendersi».

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