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Spending, il 2017 banco di prova per quantità e qualità

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ANALISI

Spending, il 2017 banco di prova per quantità e qualità

Il prossimo anno non si potrà sfuggire a una revisione della spesa efficace e di qualità. E a confermare indirettamente che per la spending review il 2017 sarà un importante banco di prova (anche perché «per i prossimi anni il profilo programmatico delle finanze pubbliche resta impegnativo») è lo stesso presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri, che ha parlato di «parziale insuccesso» degli interventi intrapresi negli ultimi anni.

Al di là di come si concluderà il confronto con Bruxelles sulla flessibilità nel quadro di finanza pubblica richiesta per il 2016 con l'ultima legge di stabilità, il Governo ha davanti a sè un doppio passaggio obbligato: la sterilizzazione di oltre 15 miliardi di clausole di salvaguardia fiscali e il mantenimento della promessa del taglio dell'Ires per le imprese, già previsto nei tendenziali.

Un doppio obiettivo che può essere centrato solo facendo leva anche su una decisa azione di riduzione e razionalizzazione degli sprechi e della spesa pubblica in eccesso anche tenendo conto che sullo sfondo del quadro economico c'è un'ulteriore incognita di non poco conto: la reale forza della ripresa e quindi della crescita nel 2016 (non oltre l'1% per l'Ocse) dopo che il 2015 si è chiuso con un Pil sì in rialzo rispetto all'anno precedente (0,7%) ma con un risultato leggermente inferiore alle stime dell'esecutivo (0,9%). Pertanto nel 2017 sarà difficilmente replicabile il cambiamento in corsa operato lo scorso anno dal Governo quando dai 10 miliardi di spending review indicati nel Def di aprile si è poi scesi ai 7,2 miliardi di “effettiva” revisione della spesa (parte dei quali con tagli di natura semi-lineare) certificati nei giorni scorsi dalla Ragioneria generale dello Stato. Una decisione motivata con la necessità di limitare le possibili ricadute recessive di tagli troppo marcati ma dovuta anche alla difficoltà nel fare breccia nel muro opposto da amministrazioni centrali e territoriali, sempre ostili ai tagli, e di fare scelte impopolari.

Il Governo per voce del ministro Pier Carlo Padoan ha comunque sempre tenuto a sottolineare di non aver mai rinunciato a ridurre la spesa. E i dati ricordati nelle scorse settimane dall'attuale commissario alla “spending” Yoram Gutgeld confermano che i tagli non sono mancati: oltre 24 miliardi per effetto degli interventi adottati dal 2014 fino all'ultima “stabilità”.

La stessa Corte dei conti osserva che sul fronte del taglio della spesa si sono ottenuti «risultati importanti a livello di dati aggregati» ma sottolinea che le misure varate si sono spesso rivelate operazioni di «contrazione se non di soppressione di servizi alla collettività» e si sono tradotte in «un risultato molto sbilanciato nella composizione tra spesa corrente e spesa spesa in conto capitale». Con quest'ultima troppo penalizzata nonostante fosse invece indispensabile per favorire gli investimenti (e quindi la ripresa). Nel 2017 occorrerà quindi agire sicuramente in termini di quantità ma anche di qualità. La Corte dei conti apprezza l'intervento di centralizzazione degli acquisti Pa con la riduzione da oltre 30mila a 34 stazioni appaltanti. Un intervento che però da solo non basta per dare la spinta necessaria alla “spending” 2017.

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