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Tecnis, affidato allo Stato il portafoglio ordini da tre miliardi

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Amministrazione giudiziaria per sei mesi

Tecnis, affidato allo Stato il portafoglio ordini da tre miliardi

Quel che più conta – dopo il sequestro delle azioni di Tecnis spa effettuata ieri dai Ros di Catania su delega della Procura – è il futuro del gruppo e dei suoi lavoratori. Senza dimenticare l'indotto.

Lo ha sottolineato a margine della conferenza stampa, con una chiarezza assoluta e fuori dagli schemi, Giuseppe Governale, a capo del Ros dei Carabinieri: «Abbiamo necessità di dare un'azione di contrasto forte al demone dal volto d'angelo – ha infatti dichiarato Governale – e preservare la società civile. Il Tribunale si è reso conto dell'indotto della società e se l'amministrazione giudiziaria riuscirà a ripulire le aziende bene, altrimenti si andrà ad un provvedimento di confisca. Lo Stato deve essere in grado di essere efficace e credibile». Per Michelangelo Patanè, procuratore aggiunto della Repubblica, «nel corso degli ultimi 10 anni queste aziende dovevano pagare Cosa Nostra, avere dei collegamenti con Cosa nostra, si dovevano inserire in lavori cospicui nel palermitano, ma in stretto collegamento e in asservimento».

«Il gruppo industriale che fa capo alla Tecnis – con il quale ieri il Sole-24 Ore ha cercato con più mail di mettersi in contatto e che però nel passato ha sempre respinto gli addebiti e affermato di aver agito sempre nella legalità – si legge nel decreto di sequestro disposto il 12 febbraio dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania, presidente Rosario Cuteri, soffre di una grave crisi di liquidità finanziaria ed è esposto per milioni di euro nei confronti degli istituti bancari: in una situazione in cui l'amministrazione è affidata all'autorità giudiziaria, è concreto il pericolo che i soci ritengano di potere sfuggire al dissesto delle imprese e al serrato controllo dell'amministrazione cedendo le quote sociali a terzi, magari in buona fede. Di conseguenza va disposto il sequestro della totalità delle quote relative alle società sopra citate (Tecnis spa, Artemis spa e Cogip holding srl, ndr)» e l'amministrazione giudiziaria per sei mesi (amministratore sarà il professor Saverio Ruperto, che entro un mese dovrà presentare al giudice delegato Carlo Cannella la prima, minuziosa relazione sullo stato dell'arte).

La palla, dunque, passa ora all'amministratore giudiziario che sarà alle prese con un colosso societario partito dal sud che – come la stessa Tecnis spiega sul proprio sito Internet - è una delle realtà più significative nel panorama italiano delle imprese di costruzioni generali, di ingegneria e general contracting, attiva nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali e nel settore della finanza di progetto. In Italia e all'estero.

A scorrere i dati, non si può dar torto a questa descrizione. Tecnis spa – che appartiene al gruppo Artemis Bosco Lo Giudice – è stata costituita 26 anni fa. Per la precisione a Tremestieri Etneo (Catania) il 30 ottobre 1990 originariamente Cogen srl), con un capitale sociale che è di 32 milioni, interamente sottoscritto e versato.

A fine 2014 il portafoglio ordini era di oltre 2,9 miliardi, di cui 1,5 di lavori ancora da eseguire: il 60% in strade e autostrade (912 milioni), il 12% ferrovie e metropolitane (188 milioni), il 14% edilizia sanitaria (207 milioni), il 4% interporti (63 milioni), un altro 4% infrastrutture marittime (59 milioni), un ulteriore 4% nel recupero funzionale e nel consolidamento delle banchine (65 milioni) e l'1% in infrastrutture idrauliche (18 milioni).

Il risultato più rilevante, quell'anno, fu il completamento dei lavori al molo di Calata Bettolo (Porto di Genova), avviati nel 2009 e di quelli della darsena di Catania. Lo spettro dei lavori del gruppo – per il 50% in Sicilia – spazia sempre più fuori dai confini regionali: dalla Liguria all'Umbria, dalla Sardegna alla Calabria, dove Tecnis è all'opera per i due nuovi ospedali di Gioia Tauro e Sibari (valore complessivo oltre 200 milioni). L'ultima lettera agli azionisti, certifica che al 48,04% della fetta regionale siciliana, si aggiunge quella umbra (3,49%), quella abruzzese (1,78%), quella calabrese ( 5,64%), quella campana (12,24%), quella laziale (8,72%), quella ligure (13,66%) e quella tunisina (6,42%). Già, perché il gruppo Tecnis è attivissimo anche all'estero, con una sede legale negli Emirati Arabi e due uffici a Bucarest e a Tunisi.

Tecnis partecipa a 33 società e società consortili (tutte controllate), che complessivamente raggiungono un valore di 240 milioni. Sono 19, invece, le società consortili collegate, per un valore azionario di 18 milioni.

Nell'ultimo bilancio – depositato il 17 settembre 2015 – si legge che il fatturato a fine 2014 era di 335,4 milioni e, per dare un'idea della crescita del gruppo, basti pensare che due anni prima era di 205 milioni. In crescita anche l'utile: a fine 2014 era di 2,2 milioni, contro i 406 mila euro di fine 2012. Al netto delle imposte sul reddito.

Di fronte ad una crescita di questo tipo, l'occupazione è andata di pari passo. Se l'organico a fine 2012 contava su 163 persone, al termine del 2014 era salito a 305, di cui 178 operai.
Il prossimo appuntamento è fissato alle 9 del 16 aprile. Quel giorno, presso l'aula II della Corte d'Assise di Catania, presso il collegio misure di prevenzione, riunito in camera di consiglio, i cinque soggetti intestatari dei beni potranno comparire, rilasciare dichiarazioni, presentare memorie, farsi assistere da un avvocato.

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