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Un maxiemendamento del governo che riscrive la legge Cirinnà togliendo la contestata stepchild adoption e sul quale verrà posta la fiducia. Dopo la “svolta” sulle unioni civili annunciata da Matteo Renzi all’assemblea del Pd di domenica la strada è ormai tracciata, ed è stata confermata ieri mattina in un vertice a Palazzo Chigi tra il premier, la ministra per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi e i capigruppo del Pd Ettore Rosato e Luigi Zanda. Tutti d’accordo su un punto: del Movimento 5 stelle, dopo «il voltafaccia» della scorsa settimana sul supercanguro Marcucci, non ci si può né ci si vuole più fidare.
«Tante polemiche, al solito, dopo l’ennesimo dietrofront del Movimento 5 Stelle che aveva assicurato il sostegno all’emendamento Marcucci e poi ha cambiato idea venti minuti prima del voto decisivo - scrive in serata Renzi nella sua e-news -. La mia opinione è che non possiamo ritardare ancora l’approvazione della legge. Sono decenni che con tutte le scuse si rinvia, si ritarda, si rimanda. Adesso è arrivato il momento di decidere, anche a costo di usare lo strumento della fiducia». Dunque non resta che la strada dell’accordo nella maggioranza e della fiducia, in modo da chiudere con una sola votazione ed entro pochi giorni la vicenda. Affidando il tema della stepchild adoption, ossia l’adozione del figlio naturale del partner all’interno della coppia gay, a un successivo disegno di legge di riforma complessiva delle adozioni, regolate da una legge del 1983. Come assicura il renziano Andrea Marcucci: «Continueremo la battaglia sulle adozioni, non solo quelle speciali, con un Ddl».
Basterà a tenere unito il Pd? E a convincere Angelino Alfano? La sinistra dem, come Gianni Cuperlo e Roberto Speranza, deplora lo stralcio di fatto dell’adozione del figliastro e non condivide lo strumento della fiducia: «La fiducia su un testo indebolito è un errore blu», dice Speranza. Ma l’ipotesi di non votare una legge attesa da anni e che comunque è un passo avanti notevole sul terreno dei diritti, a maggior ragione se viene posta la fiducia, non viene seriamente presa in considerazione dagli oppositori interni di Renzi. E dunque nell’assemblea del gruppo dei senatori democratici prevista per oggi alla presenza del premier e segretario dovrebbe prevalere il realismo, e a parte qualche duro e puro il via libera al maxiemendamento senza stepchild adoption è scontato. Anche la relatrice del Ddl, la battagliera Monica Cirinnà, avalla alla fine la scelta del governo: «Sulle unioni civili da due anni giochiamo a scacchi e l’emendamento del governo può farci fare scacco matto».
Oltre allo stralcio di fatto della stepchild adoption, il maxiemendamento ingloberà gli emendamenti presentati dal senatore del Pd Giuseppe Lumia agli articoli 2 e 3 del testo Cirinnà volti a prevenire eventuali obiezioni di incostituzionalità con l’eliminazione dei riferimenti di troppo agli articoli del codice civile che regolano il matrimonio. Ma l’impianto dei diritti per il Pd deve restare quello del Ddl Cirinnà. Nella trattativa di queste ore con i centristi del Nuovo centrodestra i punti ancora aperti sono la pensione di reversibilità e il cognome del compagno/a, punti indigesti al partito di Alfano perché porterebbero le unioni civili sullo stesso piano del matrimonio. Ma da Largo del Nazareno e da Palazzo Chigi non sono disposti, dopo aver rinunciato all’adozione del figliastro, a fare ulteriori concessioni. «Su reversibilità e cognome non si transige», è la parola d’ordine. E si ricorda inoltre che «il Ncd per due anni ha fatto ostruzionismo sul provvedimento, e ora le deve mandare giù». Da parte sua Alfano si dice contento per «il buon senso» alla fine prevalso, ma avverte: «Sì ai diritti per le coppie di fatto anche omosessuali ma non mettiamo di mezzo i bambini e sia anche chiaro che non può essere una fotocopia, che è tra uomo e donna». Ma insomma, l’impressione è che alla fine Alfano darà via libera alla riforma dopo aver ottenuto l’accantonamento del tema adozioni.
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