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Dai grandi progetti la sfida della crescita

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Dai grandi progetti la sfida della crescita

Se Milano diventerà o meno, come auspica il premier Matteo Renzi, un polo di eccellenza internazionale nel campo delle scienze per la vita, lo sapremo soltanto negli anni a venire. Quello che già oggi possiamo dire è che, complice anche l’accelerazione impressa da Expo ad alcuni fenomeni e trasformazioni già in atto, Milano ha tutte le carte in regola per competere con le principali capitali europee.

Lo dicono i numeri del suo sistema imprenditoriale, forte di circa 290mila aziende attive, con un saldo nati-mortalità quattro volte superiore alla media nazionale; e di un export che rappresenta il 32% del Pil (contro il 29% della media italiana), ai livelli delle più dinamiche regioni europee. Su quasi 4mila start up innovative censite in Italia, circa 500 hanno sede a Milano. E nelle sue otto università studiano 180mila studenti, di cui 17mila in arrivo da altri Paesi.

Ma lo dice anche uno sguardo alla città stessa, che in questi anni ha visto rinascere interi quartieri, con sviluppi immobiliari moderni e di qualità, da Porta Nuova a City Life. E proprio nel real estate è la meta italiana preferita dagli investitori esteri, con il 70% delle operazioni realizzate nel nostro Paese nell’ultimo anno. Tra queste l’acquisizione, da parte del fondo sovrano del Qatar, del 100% del complesso Porta Nuova sviluppato da Hines Italia. O, tra le più recenti, l’intervento del fondo sovrano azero che ha acquisito dalla Coima Sgr il palazzo della Camera di Commercio in via Meravigli; mentre il fondo immobiliare inglese di Meyer Bergman ha investito in una delle principali vie dello shopping cittadine, Corso Buenos Aires, acquisendo un blocco di quattro edifici.

Ma è forse soprattutto sul fronte dell’offerta culturale che Milano ha dato il meglio di sé, dando vita a un sistema di collaborazione pubblico-privato che si è rivelato vincente. Lo dimostrano le interminabili code davanti a Palazzo Reale, sede di mostre d’arte record, con centinaia di migliaia di visitatori. Lo dimostra la nascita in città di musei e spazi espositivi nuovi o rinnovati, spesso ricavati all’interno di ex aree industriali o dismesse. Come il Mudec (Museo delle Culture, una partnership tra Comune e Sole 24 Ore), in zona Tortona, che in un anno ha registrato oltre 310mila visitatori. O la Fondazione Prada, inaugurata lo scorso maggio in Largo Isarco. E al mondo della moda appartiene anche il Silos Armani, anch’esso aperto nell’anno di Expo, che ospita gli archivi dell’azienda, ma anche mostre ed eventi culturali. Altra apertura recente è quella della Fondazione Bracco, in zona Lambrate. Il Comune, dal canto suo, ha aperto la sala della Pietà Rondanini, al Castello Sforzesco, ha rilanciato (in partnership con Ubs) la Galleria d’arte moderna e ha dato vita al Muba (museo dei bambini) alla Rotonda della Besana.

Una sinergia che ha ripagato: nel solo semestre di Expo 2015 si è registrato un milione di arrivi turistici in più nell’area metropolitana di Milano e nella provincia di Monza e Brianza, rispetto allo stesso periodo del 2014. E l’anno si è chiuso con circa 8 milioni di arrivi turistici, contro i 7,1 dell’anno prima.

Le premesse ci sono tutte perché questo Rinascimento non esaurisca la sua spinta: a cominciare dalla XXI Triennale Internazionale di Milano, dedicata al Design, che dal 2 aprile al 12 settembre punta a riaccendere i riflettori su Milano e sull’area Expo di cui andrà a occupare alcuni padiglioni.

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