Italia

Grossi: «Sarà la Corte anche di nuovi diritti»

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Grossi: «Sarà la Corte anche di nuovi diritti»

  • –Donatella Stasio

ROMA

Una signora di 60 anni che nel corso della sua vita, «guardando ai principi espressi e inespressi, ma fermi nella Costituzione, ha creato, tappa dopo tappa, sentenza dopo sentenza, un breviario di diritti fondamentali. Diritti che può anche inventare nelle trame della Costituzione». È questa la Corte costituzionale che Paolo Grossi, da ieri presidente eletto all’unanimità, prende in consegna dopo le dimissioni di Alessandro Criscuolo e che guiderà - «primus inter pares» - nei prossimi due anni. «Questo - ha affermato - è anche il nostro programma»: continuare ad avere un’incidenza nella vita dei cittadini sul piano della tutela dei diritti fondamentali, in continuità anche con la funzione “creativa” esercitata nei primi 60 anni. Com’è stato per l’ambiente, ha ricordato Grossi, non espressamente menzionato nella Costituzione, dove si parla solo di paesaggio, ma che oggi appartiene «al novero dei diritti fondamentali inventati dalla Corte, nel senso di “invenire”, trovare, nella trama stessa della Costituzione».

È forse il passaggio più “politico” dell’intervento introduttivo di Grossi, giurista, una lunga carriera di storico del diritto, fiorentino, classe 1933, nominato giudice costituzionale dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2009. Solo pochi mesi fa, la Corte è finita nell’occhio del ciclone di governo e maggioranza per non essersi fatta carico - con alcune decisioni in materia previdenziale e di pubblico impiego - delle «compatibilità» economiche e finanziarie. E di qui a breve, quando sarà chiamata a pronunciarsi sull’Italicum, la sua voce sarà determinante per i futuri equilibri politici. Intanto, ieri sono arrivati gli auguri del premier Renzi e delle più alte cariche dello Stato. Grossi, però, ha concluso la conferenza stampa con una sorta di appello a non considerare la Corte «organo politico ma soltanto di garanzia. Più che un’emanazione dello Stato, un’emanazione della società civile. Siamo dei giudici, non chiedeteci di fare altro». Ad affiancarlo ci saranno Giorgio Lattanzi, come vicepresidente vicario, e come vicepresidenti Marta Cartabia e Aldo Carosi.

Il neopresidente non si sottrae alle domande, salvo sulla sentenza della Corte di Strasburgo sul caso Abu Omar, che martedì ha duramente bacchettato i governi di turno, la Presidenza della Repubblica e la Corte per aver «garantito l’impunità» ai responsabili di quella extraordinary rendition (e quindi delle torture subite in Egitto dall’ex imam) attraverso «l’uso improprio» del segreto di Stato. «Sarebbe di pessimo gusto esprimere una valutazione - dice Grossi, che firmò una delle sentenze che ha ampliato l’ambito del segreto di Stato -. In cuor mio posso dissentire, ma la Corte di Strasburgo è un organo giudicante con una sua autonomia e non posso esprimere giudizi su un giudicato». Spiega, invece, che la Consulta ha dichiarato «inammissibile» la questione sollevata dal Tribunale di Bologna sulla stepchild «perché il giudice non ha saputo fare il suo mestiere». In sostanza: due donne americane omosessuali e conviventi avevano ottenuto da una Corte statunitense l’adozione del figlio di una delle due e volevano che la sentenza fosse riconosciuta in Italia, mentre il Tribunale ne ha fatto una questione di diritto internazionale. «L’inammissibilità era frontale», ma «nulla a che fare con quanto bolle nella pentola del Parlamento» sulle unioni civili. Quanto alla bocciatura della legge Lombardia sulle moschee, «il nucleo essenziale è evitare discriminazioni, com’è sembrato alla Corte che la legge facesse». Infine l’Italicum, impugnato ieri dal Tribunale di Messina: i tempi di decisione saranno «ragionevolmente brevi» dice Grossi, aggiungendo di condividere i dubbi di Criscuolo sul controllo preventivo da parte della Consulta sulle leggi in materia elettorale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA