Italia

Pensioni, la flessibilità sarà nella prossima manovra

  • Abbonati
  • Accedi
welfare

Pensioni, la flessibilità sarà nella prossima manovra

Si giocherà con la prossima legge di stabilità la partita sulle uscite flessibili, con penalizzazioni, verso il pensionamento. A confermare che il tema, dopo il rinvio deciso da Palazzo Chigi prima del varo dell’ultima manovra, è ancora sul tavolo del Governo anche se non sarà affrontato in tempi brevi è il sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini. Che però fa capire che un intervento non è scontato anche perché è tutto da sciogliere il nodo dei costi dell’operazione. La “flessibilità” per le pensioni costerebbe «5-7miliardi annui per diversi anni». Di qui la necessità di ricorrere a inevitabili «penalizzazioni» e, soprattutto, di verificare la compatibilità dell’intervento con i conti dello Stato. Nannicini comunque assicura che «cercheremo di affrontare» questo tema «nella prossima legge di stabilità». Che potrebbe prevedere anche la proroga per altri 12 mesi della decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.

«È un’ipotesi», dice Nannicini sottolineando, in occasione di un convegno Istat, che questa misura «è stata pensata come temporanea» e che con l’ultima “stabilità” «la durata dello sgravio è stata limitata a 24 mesi dai 36 del 2015». L’eventuale proroga avverrebbe sempre all’insegna del decalage con un sgravio contributivo ancora più leggero.

La «sfida» per il sottosegretario alla Presidenza è «il «taglio strutturale del cuneo contributivo per tutti i lavoratori a tempo indeterminato». Ma Nannicini aggiunge che «per ora non c’è una proposta politica o uno studio approfondito». La questione sarà affrontata tra due anni dopo l’esaurimento della decontribuzione sui neo-assunti. Anche se Nannicini una possibile strada, seppure indirettamente, la indica: con un sistema previdenziale di tipo contributivo per evitare un ridimensionamento dell’assegno pensionistico occorrerebbe «fiscalizzare una parte del taglio e una parte, senza oneri per i lavoratori, spostarla sul secondo pilastro previdenziale dove i rendimenti sono maggiori».

Tornando alle pensioni, Nannicini ripete che sulle reversibilità «non c’è mai stato nulla, è la tipica tempesta in un bicchier d’acqua». E lo stesso Matteo Renzi rimarca che è stata scritta «una balla». Quanto alla flessibilità, le ipotesi in campo restano quelle del prestito previdenziale e dell’estensione dell’opzione donna in maniera rivista. I sindacati chiedono un intervento immediato mentre Cesare Damiano (Pd) accoglie con favore l’annuncio di Nannicini.

© Riproduzione riservata