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Unioni civili, via stepchild e obbligo fedeltà

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Unioni civili, via stepchild e obbligo fedeltà

  • –Emilia Patta

ROMA

Non ci sarà la stepchild adoption, ossia l’adozione del figlio naturale del partner all’interno della coppia gay, come già annunciato. E non ci sarà curiosamente l’obbligo di fedeltà tra i contraenti dell’unione civile così come invece c’è tra i coniugi nel matrimonio. Una diminutio che, secondo gli alfaniani, serve a distinguere i due istituti. E che invece secondo le associazioni gay è offensivo e frutto di un pregiudizio. Come che sia, il maxiemendamento interamente sostitutivo del Ddl Cirinnà sulle unioni civili sul quale il governo ha posto la questione di fiducia ha visto infine la luce nella serata di ieri, dopo una girandola di incontri tra gruppi e ministri in Senato. Frutto dell’accordo tra il Pd e il Ncd- Ap di Angelino Alfano dopo il voltafaccia del Movimento 5 stelle, il nuovo testo è giudicato un importante passo avanti un po’ da tutti nel Pd. Al netto delle critiche di Pier Luigi Bersani sull’inopportunità di mettere la fiducia su un tema di questo tipo («un errore blindare il testo, doveva decidere l’Aula», dice pensando probabilmente ancora all’apporto dei grillini). Anche la pasdaran e relatrice Monica Cirinnà, strenua sostenitrice fino all’ultimo della stepchild adoption, è soddisfatta: «Siamo davvero a un passo da una legge storica, che assegnerà finalmente, dopo un ritardo insopportabile, diritti concreti e pieni alle coppie gay».

Lui, Renzi, ieri in Lombardia tra la seconda tappa del Jobs act tour a Lodi e l’inaugurazione di Milano moda donna, si appresta a portare a casa un buon risultato nonostante lo stop sul tema adozioni. Tema che tra l’altro, stando ai sondaggi, non entusiasma gli italiani. «L’accordo sulle unioni civili è un fatto storico per l’Italia», twitta a caldo il premier. Alla fine, è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi, l’accelerazione imposta dal governo sulle unioni civili ha portato a un risultato «storico». «Una pagina importante per l’Italia, andando oltre irrigidimenti, strumentalizzazioni e uno stallo che durava da anni», esulta Renzi con i suoi collaboratori. «Adesso i culturisti del no, gli stakanovisti della palude proveranno a rovinare la festa - prosegue -. Ma è stato fatto un gran lavoro, di responsabilità, di ragionevolezza che finalmente riconsegna a tutte le persone che si amano i diritti che venivano loro negati da decenni».

Di adozioni, in ogni caso, si tornerà presto a parlare, promette il capogruppo del Pd Luigi Zanda, al centro delle febbrili trattative degli ultimi giorni: «Il Pd si impegna perché la stepchild adoption venga inserita in un Ddl ad hoc sulle adozioni, per il quale chiederemo una corsia preferenziale sia alla Camera che al Senato in modo da essere approvato entro la fine della legislatura». E se non sarà possibile in questa legislatura, aggiungiamo noi, magari nella prossima se a vincere le prossime elezioni sarà il Pd... Intanto una piccola finestra alle adozioni del figliastro è stata lasciata: recependo gli emendamenti del democratico Giuseppe Lumia tesi a evitare troppe sovrapposizioni tra unioni civili e matrimonio, all’articolo 20 del maxiemendamento si dice «resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti». La parolina magica «è consentito»: la giurisprudenza è salva, e la via giudiziaria pure. Poi si vedrà. Intanto, stasera alle 19, la prima chiama per il voto di fiducia sul nuovo testo Renzi-Alfano.

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