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Per gli inquirenti Regeni ucciso da professionisti della tortura. Il…

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l’omicidio del ricercatore al cairo

Per gli inquirenti Regeni ucciso da professionisti della tortura. Il delitto legato ad attività di ricerca

Un omicidio maturato nel quadro delle attività di ricerca ed eseguito da professionisti della tortura e delle sevizie. Questa l'unica certezza della procura di Roma che indaga sull'omicidio di Giulio Regeni avvenuto in Egitto lo scorso gennaio. Non, quindi, un fatto di sangue legato a droga (dall'autopsia non è emersa alcuna traccia di sostanze stupefacenti), ad una rapina o ad un fatto passionale.

Giulio Regeni, hanno accertato gli inquirenti di piazzale Clodio, conduceva una vita ritirata, era molto legato alla fidanzata e non consumava droga. Gli esami tossicologici hanno dato risultati chiari. Nel corpo del giovane ricercatore ucciso al Cairo non sono state riscontrate sostanze psicotrope, venefiche o riconducibili a stupefacenti. Anche se i risultati della autopsia saranno consegnati nei prossimi giorni, le indicazioni date agli inquirenti della Procura di Roma sono nette.

Insieme con le abitudini del giovane ricercatore suggeriscono a chi indaga il profilo di un Giulio che studiava, passava molte ore in chat con la ragazza ungherese e non faceva scelte avventate. Aveva solo voglia di tornare a casa e completare la sua ricerca. La vita ritirata induce anche a nuovi interrogativi. Perché fino a 48 ore dal giorno della sua scomparsa era rimasto a casa.

Nessun elemento fa pensare che lui raccogliesse informazioni se non per il dottorato, né che queste informazioni possano essere state usate altrove.

Pm Roma: usate sevizie e crudeltà
Una cosa invece è certa. Giulio Regeni non è morto per cause «personali» od «accidentali». Il decesso del giovane ricercatore universitario friulano sarebbe arrivato in seguito a sevizie e crudeltà. È un dato certo acquisito finora dagli inquirenti della Procura di Roma che respingono i dubbi e le «presunte notizie» che vengono invece dall'Egitto. La pista di chi indaga a piazzale Clodio è che Giulio sia stato ucciso per un qualche elemento collegato al suo lavoro ed ai suoi studi. Anche se non emerge dall'esame del computer che il risultato di quegli accertamenti del ragazzo sia uscito dall'ambito universitario.

Nessun indizio di legami con i servizi segreti
E se Giulio è stato vittima di sevizie e crudeltà chi e perché ha agito così? Sono tanti i lati che restano oscuri nella vicenda. Dall'esame del computer del giovane ricercatore ucciso al Cairo, e anche dal resto dell'attività istruttoria, non emergono legami di Giulio Regeni con servizi segreti. L'inchiesta, secondo quanto si è appreso, avrebbe inoltre evidenziato che Regeni non aveva avuto contatti con persone equivoche e tantomeno che i dati raccolti nell'ambito delle sue ricerche siano uscite fuori dall'ambito universitario.

La richiesta degli investigatori italiani: dateci le password di Regeni
I pm romani che indagano sulla morte del ricercatore hanno anche avanzato una richiesta alle società che gestiscono i maggiori social network per ottenere le password utilizzate da Regeni in modo da poter ricostruire gli spostamenti effettuati dal ricercatore con la geolocalizzazione.

Secondo quanto si apprende, inoltre, non risultano schedature fatte in Egitto, anche se l'episodio di una foto scattata da uno sconosciuto durante l'assemblea di un sindacato indipendente aveva turbato il ricercatore universitario. Qualche elemento in più potrebbe arrivare al pm Sergio Colaiocco la prossima settima quando il medico legale Vittorio Fineschi depositerà i risultati definitivi dell'autopsia.

Le indagini al Cairo
Intanto una squadra congiunta di inquirenti egiziani e italiani ha dato il via ad una serie di interrogatori nel quadro delle indagini al Cairo.
Secondo quanto riferisce il quotidiano governativo Al Ahram, gli inquirenti stanno interrogando un pittore e un venditore ambulante che potrebbero avere informazioni in merito alla dinamica dell'uccisione. Il 33enne pittore avrebbe incontrato due volte il giovane ricercatore: il primo incontro, lo scorso 11 dicembre, negli uffici del sindacato situato in Qasr al Ainy street, nel centro del Cairo, mentre il secondo il 13 dicembre nella sede partito «Pane e libertà» situata nella stessa strada. Regeni e il pittore avrebbero parlato delle condizioni di lavoro in Egitto.

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