L’algoritmo che governa gli scambi sulle Borse europee ha cambiato direzione. Nelle ultime sedute si è sganciato dalle turbolenze cinesi per concentrarsi principalmente su quello che annuncerà la Banca centrale europea il 10 marzo.
Il decoupling (distacco) con la Borsa cinese è stato evidente giovedì scorso quando al -6,4% di Shanghai i mercati europei hanno risposto con un rialzo superiore al 2%. Secondo gli analisti questo clima potrebbe proseguire nelle prossime sedute, a patto che il prezzo del petrolio (variabile con cui le Borse stanno mostrando una forte e per certi versi esagerata correlazione da inizio anno) non faccia troppe bizze. I mercati sono più semplici di quello che può sembrare: amano concentrarsi su un tema alla volta, senza mescolare troppo le carte. Così, se in questo primo turbolento scorcio d’anno il focus è stato il “timore di un rallentamento dell’economia globale” (di cui l’andamento del mercato cinese e del prezzo del petrolio ne sono un riflesso immediato) ora, per quanto riguarda gli investitori europei, il focus si è spostato sulla Bce e su quello che annuncerà il governatore Mario Draghi nell’incontro di marzo, ormai alle porte.
Dopo aver archviato in rosso le prime sette settimane dell’anno (un filotto così brutto non si vedeva dal 2011), le Borse europee hanno reagito chiudendo in rialzo le ultime due. Dai minimi dell'anno (11 febbraio) Piazza Affari ha guadagnato l’11%, l’Eurostoxx 50 europeo il 9%. Nuovi capitali (19 miliardi a Milano) sono quindi rientrati sui listini. Rendendo un po’ meno drammatico il bilancio da inizio anno, che resta pesantemente negativo (Milano -18%). Nello spiegare questo movimento rialzista gli esperti non hanno dubbi: nel frattempo i timori su un rallentamento globale dell’economia restano immutati (anzi, il Fondo monetario internazionale si è detto pronto a tagliare le stime di crescita) ma l’attenzione degli investitori si è spostata sulla Bce. I mercati stanno, molto semplicemente, facendo pressing su Draghi affinché annunci un potenziamento della manovra espansiva del Quantitative easing che al momento prevede l’acquisto di titoli di Stato e titoli asset backed securities (Abs) per 60 miliardi di euro al mese, fino a marzo 2017. Oltre a questa cartuccia la Bce ha finora agito anche sul tasso sui depositi (quello che pagano, se negativo, le banche alla Bce per parcheggiare la liquidità). Lo scorso dicembre la Bce ha portato questo tasso da -0,2% a -0,3%. Quella mossa però deluse ampiamente gli investitori che nelle due settimane precedenti all’appuntamento del 17 dicembre avevano corso tanto (+10%) anticipando una mossa ben più aggressiva. Bastarono poche sedute per vanificare quel guadagno perché in Borsa quando si sale si prende l’ascensore ma quando si scende si cade dalla finestra. Ora i mercati già scontano un taglio del tasso sui depositi almeno a -0,4%. E forse anche qualcosa in più. Il rendimento dei titoli tedeschi a 3 mesi è sceso non a caso a -0,54%. Del resto nell’Eurozona l’inflazione continua a perdere slancio. A gennaio si è attestata allo 0,3% (in calo rispetto allo +0,4% delle prime stime) mentre l’inflazione stimata a 5 anni è scesa in settimana al minimo da quando esiste l’Eurozona (1,37%). Segnale che i mercati ora si aspettano che la Bce non riuscirà neppure fra cinque anni a normalizzare l’inflazione intorno all’obiettivo del 2%.
Per questo ci sono forti aspettative perché questa volta Draghi non deluda. Secondo Jp Morgan la Bce potrebbe annunciare un ulteriore taglio del tasso sui depositi di 20 punti base, un aumento degli acquisti mensili a 70 miliardi e altre due T-ltro (prestiti interbancari a tassi agevolati con scadenze a 3-4 anni) nella seconda metà del 2016. Goldman Sachs si aspetta un taglio del tasso sui depositi di 10 punti base e un aumento di 10 miliardi (a 70 quindi) degli acquisti mensili, con l’inclusione anche dei corporate bond, oltre a un estensione temporale degli acquisti di sei mesi, fino a settembre 2017. Secondo Barclays la «Bce nel prossimo meeting di marzo eviterà di deludere il mercato come ha fatto nel mese di dicembre». Al momento la banca si attende un taglio di 10 punti base del tasso sui depositi nel prossimo meeting e un intervento complessivo di 15-20 punti base entro fine anno. Ma Draghi dovrà far pure attenzione a un altro aspetto: più riduce i tassi, più assottiglia i margini sui prestiti delle banche europee che già non stanno vivendo un momento esaltante. Per questo sarà, in ogni caso, una decisione complicata.
.@vitolops
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