Nella vicenda giudiziaria della Banca popolare di Vicenza ci sono allo studio nuove ipotesi di reato: l'associazione a delinquere e il falso in bilancio. Ipotesi che, spiegano in procura, non cambierebbero il cuore dell'inchiesta, che parte dai reati di ostacolo alla vigilanza e falsa rappresentazione (l'aggiotaggio delle società non quotate, per capirsi). Si potrebbe quindi arrivare a ritenere che le azioni di ostacolo alla vigilanza e falsificazione dei conti siano state messe in piedi da un gruppo stabile di persone, all'interno del cda e della banca, per un periodo prolungato. Al termine dell'inchiesta si potrà davvero definire se l'associazione a delinquere esiste o meno. Certo, a questo punto non si può più escludere. Fatto, questo, che aggrava la posizione dei 6 indagati, 3 consiglieri e tre manager, tra cui l'ex presidente Giovanni Zonin e l'ex dg Samuele Sorato.
L'inchiesta ha avuto un'importante svolta lo scorso autunno. A settembre sono stati perquisiti gli uffici e le abitazioni dei sei indagati dagli uomini del Nucleo valutario della Gdf, che ha sequestrato materiale ritenuto rilevante. Sotto la lente la situazione patrimoniale della banca, con crediti deteriorati mai svalutati e azioni acquistate, secondo le ipotesi degli inquirenti, con finanziamenti che venivano dati agli stessi clienti. Si chiamano tecnicamente “finanziamenti baciati”: una sorta di trucco contabile che permette di simulare l'ingresso di risorse fresche, mentre in realtà si tratta degli stessi soldi che escono e rientrano dalle casse delle banche.
Sotto la lente dei pm e del Nucleo valutario anche due fondi esteri, Optimum e Athena, controllati dalla banca quasi al 100% e che, secondo gli ispettori di Bankitalia, partecipavano all'acquisto delle azioni. Sarebbero emersi anche finanziamenti “opachi” a gruppi industriali e sottoscrizioni a bond che la procura di Vicenza sta valutando (sotto la lente i gruppi Marchini, Fusillo e Degennaro).
La scorsa estate è stato lo stesso ad della banca, Francesco Iorio, a muoversi in procura, con un esposto (pubblicato dal Sole 24 Ore il 24 febbraio). Nel documento consegnato ai procuratori vicentini sono emersi gli stessi dubbi riportati da ispettori e inquirenti. La Banca popolare di Vicenza sta vivendo in queste ore un momento delicato, con la ricerca di possibili aumenti di capitale e l'avvio del processo di quotazione a Piazza Affari.
L'istituto ha depositato in Borsa Italiana la domanda di ammissione a quotazione delle proprie azioni sul mercato telematico azionario e ha presentato alla Consob la richiesta di approvazione del prospetto dell'offerta pubblica di sottoscrizione e quotazione delle azioni. L'aumento di capitale e la quotazione, ha specificato la banca, sono entrambi subordinati all'approvazione da parte dell'assemblea dei soci della Banca dei prossimi 4 e 5 marzo.
© Riproduzione riservata