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Ora politiche di respiro lungo

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l’analisi

Ora politiche di respiro lungo

La Puglia si è manifestata nella tappa barese del “Viaggio nell’Italia che innova” come una regione relativamente ospitale per le startup, per le iniziative innovative e per le imprese internazionali che cercano un luogo nel quale produrre, contando sulla disponibilità di un adeguato capitale umano.

I dati che servono ai confronti tra le regioni europee, che mostrano lo stato delle infrastrutture, delle condizioni di vita, della reattività delle istituzioni e molto altro, elaborati da EY e Confindustria (come riportato in un articolo in questa pagina) mostrano una regione relativamente arretrata in Europa, relativamente avanzata nel contesto del Sud Italia. Eppure le storie imprenditoriali raccontate dai protagonisti ieri a Bari (e anch’esse riassunte in questa pagina) dimostrano che i poli di propulsione innovativa non mancano, le capacità scientifiche e tecnologiche abbondano. E dunque se ne deduce che il potenziale della regione potrebbe liberare un forte incremento nel tasso di sviluppo se i segni di innovazione riuscissero a raggiungere un’importante massa critica, accompagnati da un contesto abilitante adeguato. Un contesto del genere è da costruire, anche se molti fatti sembrano indicare che esista la volontà di farlo. A partire, se non altro, dalla dotazione di banda ultralarga: Domenico Laforgia, direttore del Dipartimento economico della Regione Puglia, ha detto che entro il 2020, l’85% della popolazione potrà connettersi a 100 megabit al secondo.

Un territorio, nell’economia della conoscenza e delle reti, vale in quanto attira talenti e capitali, in quanto genera startup e imprese innovative, in quanto esporta e affascina, in quanto produce una qualità della vita eccellente ed è connesso adeguatamente al mercato globale. E soprattutto vale in quanto ha qualcosa di unico da proporre nell’oceano competitivo della globalizzazione. Perché un territorio arretrato passi nella fase dell’espansione occorre che per un periodo di tempo abbastanza lungo riesca a perseguire coerentemente una strategia per attirare risorse e generare intorno a esse una forte collaborazione sociale, economica e culturale. La policy è più importante della politica, da questo punto di vista. E la Puglia che ha parlato ieri a Bari chiede policy. Chiede semplificazione dei referenti per esportare. Chiede infrastrutture per la città intelligente. Chiede di proseguire nella direzione della sanità dell’ambiente. E nello stesso tempo offre impegno per raggiungere questi e altri obiettivi. I messaggi sono adeguati alla sfida contemporanea. Occorre coerenza e capacità di mantenere questa rotta nel tempo.

Le proposte che il Sole va raccogliendo nel suo manifesto sono orientate a garantire che queste consapevoli policy possano durare nel tempo. Offrendo credito di imposta vero alla ricerca, per esempio. E invitando la policy nazionale a mettersi al servizio della policy locale: nella convinzione che le due si rafforzino a vicenda. Perché il contesto è sfidante e chiede una visione coesa: l’industria 4.0, la robotica, l’internet delle cose, i big data sono altrettante occasioni di sviluppo. Soprattutto per un paese manifatturiero, abilissimo nella meccanica, che evolve nella meccatronica.

Un territorio non è un’espressione geografica. È una consapevolezza. È una rete di comunicazioni, competizioni e collaborazioni. È un’identità. Il viaggio in Italia - mito dell’esperienza formativa fin dal Settecento - è un generatore inesauribile di scoperte in territori diversi eppure connessi da una storia che sfida il passato a diventare futuro. Il Viaggio nell’Italia che innova, lanciato dal Sole 24 Ore, partito da Bologna e passato ieri da Bari, si giova di questa leggendaria capacità italiana di stupire, per servire alla formazione di una coscienza critica che si dimostri utile a una nuova forma di consapevole progettualità. Il manifesto dell’innovazione che il Sole cerca di fare emergere dal suo viaggio è un progetto, un insieme di indicazioni ispirate dalle persone e dalle storie che si incontrano sulla strada. E ci si accorge che la sua difficoltà sta proprio nel dover dar conto di un intreccio inestricabile: tra i protagonisti dell’innovazione che spesso si trovano tra gli imprenditori in ogni parte del paese, le infrastrutture e la cultura che definiscono il territorio in cui operano, le relazioni con i mercati internazionali, visti sia come luoghi dell’espansione di ciò che il territorio produce sia come giacimento di risorse, finanziarie, imprenditoriali e culturali da attirare.

È il tema dell’ecosistema dell’innovazione. Che ha bisogno di visione strategica per scegliere le priorità. E che ha bisogno di duro lavoro, paziente, consapevole per connettere i punti di vista, inevitabilmente diversi, e garantirne la collaborazione. Sapendo che la sfida contemporanea non si vince in ordine sparso. Ma facendo un vero salto culturale. Perché l’innovazione non si compra: si fa.

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