«Spetta all'Italia decidere e definire i dettagli del suo impegno» in Libia. Lo afferma in una nota l'ambasciata Usa a Roma precisando il senso dell'intervista al 'Corriere della Sera' dello scorso 4 marzo dell'ambasciatore John Phillips, che precisa: «Ho semplicemente detto che l'Italia ha pubblicamente indicato la sua volontà di inviare circa cinquemila italiani. Per quanto riguarda la preparazione e la tempistica, si tratta di decisioni che non sono state ancora prese».
Libia, Usa: spetta all'Italia decidere il suo impegno
«Gli Stati Uniti - si legge nella nota dell'ambasciata - lavorano insieme agli alleati, compresa l'Italia, alla pianificazione di una forza di coalizione che possa assistere un governo libico di unità nazionale a ristabilire la sicurezza nella capitale. Si tratta di una sfida che richiede la collaborazione dell'intera comunità internazionale e della Libia per raggiungere il miglior risultato». In quest'ottica - prosegue la nota - il riferimentto dell’ambasciatore Phillips al fatto che l’Italia potrebbe inviare in Libia, non è stato «un suggerimento o una raccomandazione da parte degli Stati Uniti», ma si colloca «nell'ambito di un ampio dibattito pubblico, in cui fonti italiane discutevano il possibile impegno e leadership dell'Italia per un'iniziativa internazionale di sicurezza a sostegno di un nuovo governo libico di unità nazionale. Spetta all'Italia decidere e definire i dettagli del suo impegno».
Ambasciatore Usa: l’Italia potrà fornire fino a circa cinquemila militari
Due i concetti forti che l’ambasciatore aveva rilanciato nella sua intervista: «È importante che l’Italia prenda la guida dell'azione internazionale» in Libia. E ancora: «L'Italia potrà fornire fino a circa cinquemila militari. Occorre rendere Tripoli un posto sicuro e far in modo che l'Isis non si più libero di colpire». Ma il presidente del consiglio Matteo Renzi predica cautela. «Con cinquemila uomini a fare l'invasione della Libia l'Italia con me presidente non ci va - ha dichiarato ieri a Domenica Live - Oggi non è all'ordine del giorno una missione militare italiana in Libia». L'unica priorità del governo in questo momento è diplomatica per garantire la formazione di un nuovo governo. Ufficialmente, poi, la cifra dei 5mila uomini da inviare in Libia non è recentemente circolata, a parte un’intervista di un anno fa nella quale la ministra della Difesa Roberta Pinotti aveva ricordato che «se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5mila uomini, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino e in cui il rischio di deterioramento è molto più preoccupante per l'Italia, la nostra missione può essere significativa e impegnativa, anche numericamente».
Incertezza sulle cifre dell’impegno militare italiano
Una stima circolata in queste ore considera che se la coalizione militare internazionale ammonterà a circa 5mila uomini, l'Italia ne potrebbe prevedere circa un migliaio. In realtà girano cifre anche più alte, tenuto conto dell'impiego possibile di tutte le forze armate. Sono già in approntamento le forze speciali, come il Comsubin, gli incursori della Marina Militare comandata dall'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, e il Gis (gruppo intervento speciale) dell'Arma dei carabinieri, guidata da Tullio Del Sette. Una quota consistente dell'impiego di terra potrebbe provenire anche dalle fila dell'Esercito. In più, va considerato l'appoggio già annunciato delle basi logistiche dell'Aeronautica militare, guidata dal generale Pasquale Preziosa, per l'invio dei droni. E non va escluso anche il ricorso a una o più unità della Marina. Alla fine le cifre sull'impiego militare italiano rischiano di essere oggi relative, perchè dipendono dai contorni specifici dell'impegno italiano nell'ambito della coalizione internazionale. C'è insomma chi parla di 3mila unità ma alla fine potrebbero essere anche meno di un migliaio.
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