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Il Tesoro: debito sostenibile e deficit in calo

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Il Tesoro: debito sostenibile e deficit in calo

  • –Dino Pesole

Tra il 2009 e il 2015 il disavanzo si è attestato in media attorno al 3,5% del Pil. L’avanzo primario (il saldo di bilancio al netto degli interessi) risulta «come il più elevato in Europa» (in media l’1,1%). Quanto al debito pubblico, si registra un incremento «in linea con la media dell’Eurozona». Nel 2015 il rapporto debito/Pil si è «sostanzialmente stabilizzato», ed è previsto in riduzione a partire dal 2016 «grazie alla crescita e al piano di cessioni di proprietà dello Stato». Stando alle stime più aggiornate, nel 2019 si dovrebbe scendere al di sotto della soglia del 120% del Pil.

Ai rilievi avanzati dall’Eurogruppo, e ribaditi ieri dall’Ecofin sulla base delle valutazioni della Commissione Ue e della lettera che le riassume (l’Italia non rispetta la regola del debito e anche nel caso venga concesso il massimo della flessibilità permane il rischio di una significativa deviazione rispetto al cammino verso il pareggio di bilancio), il Governo replica con una serie di dati e tabelle, contenute in un documento del ministero dell’Economia, che sarà diffuso nei prossimi giorni, dal titolo «Lo sforzo di bilancio dell’Italia durante la crisi».

Nell’Eurozona – si legge nel testo – solo sei Paesi hanno prodotto meno deficit dell’Italia nel periodo 2009-2015. Se si considera la «significativa caduta del Pil nello stesso periodo, si è trattato di uno sforzo di finanza pubblica straordinario». Spostando l’attenzione sul dato relativo al saldo di bilancio corretto per il ciclo, che esprime la situazione dei conti pubblici coerente con il prodotto potenziale dell’economia, emerge come l’Italia sia il Paese che ha compiuto nell’area «il più significativo percorso di consolidamento delle finanze pubbliche». L’invito implicito che viene rivolto a Bruxelles, in vista del giudizio finale sulla manovra 2016 atteso per metà maggio, è che si valuti dunque l’impatto pluriennale delle azioni di finanza pubblica messe in atto finora. L’aver adottato una politica di bilancio “prudente”, motivata dalla persistenza di un ingente debito pubblico, ha garantito – questo il ragionamento – sostenibilità all’intero quadro di finanza pubblica.

È la risposta ai rilievi contenuti nel «Fiscal sustainability report» del gennaio scorso, in cui si sottolinea come il debito pubblico rappresenti tuttora l’elemento di «maggiore vulnerabilità» dell’economia italiana, anche se non si evidenziano rischi nel breve termine. Le riforme delle pensioni disposte negli ultimi anni garantiscono la sostenibilità del debito, ma resta prioritario centrare i target di crescita programmati. Per il Mef, i risultati cui giunge la Commissione confermano che l’Italia si colloca «tra i Paesi a basso rischio per la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche». Da qui il reiterato impegno a proseguire nel percorso di consolidamento di bilancio, «assicurando la tenuta dei conti e al tempo stesso incidendo sulla composizione delle entrate e delle spese in maniera favorevole alla crescita».

La principale attenzione - come non mancano di ribadire tutti i più recenti documenti della Commissione Ue - è proprio sull’andamento del debito e sull’effettiva possibilità che venga garantito il percorso di riduzione indicato, da qui ai prossimi anni. L’inversione di rotta - ribadisce il ministero dell’Economia - resta un «elemento centrale» nella strategia di politica economica del Governo. Le principali incognite riguardano sia l’andamento del Pil (le revisioni al ribasso per effetto della non favorevole congiuntura internazionale di certo non aiutano), sia gli incassi che potranno essere effettivamente conseguiti grazie alle privatizzazioni, sia infine l’inflazione, tuttora distante dal target del 2% che resta l’obiettivo della Bce. A metà aprile, con il Def si ricalibreranno le stime, fermo restando l’obiettivo - che il ministero dell’Economia ribadisce - ad avviare quest’anno la riduzione del debito «dopo otto anni di crescita ininterrotta».

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