Dev'essere colpa della crisi: nel 2011, quando a vincere le primarie drogate fu Andrea Cozzolino, delfino di Antonio Bassolino, un voto si comprava a cinque euro. Domenica scorsa, ai seggi di Scampia e San Giovanni, con in campo Valeria Valente (“Napoli Vale” lo slogan della sua campagna elettorale), un voto si acquistava a un euro tondo tondo. Il dumping nella compravendita dei voti segnala come minimo una svalutazione intrinseca di tutto quello che ruota attorno alla politica. E ieri è saltato fuori un video che immortala pure esponenti della destra a presidio dei gazebo dem. Tra i questuanti che si sono immolati per la causa sotto il vento sferzante c'è Antonio Borriello, consigliere comunale storico del Pd con collegio elettorale a San Giovanni a Teduccio e amico fraterno di Totonno Bassolino.
A lui toccò il privilegio di unire in matrimonio il sindaco più amato dai napoletani e la di lì a poco deputata del Pd Anna Maria Carloni. Unico dettaglio sgradevole: stavolta Borriello seminava monete da un euro nelle mani dei mercenari indottrinati per sostenere la Valente. Uno dei tanti tradimenti di queste settimane, ancora più lacerante se consideriamo il tasso di endogamia del Pd napoletano. Tutti, a partire dalla Valente, vantano pedigree da deputati a consiglieri regionali in giù. A dividersi per le primarie è stata anche la coppia Andrea Cozzolino e Anna Normale. Lui con la Valente (altro parricidio), la moglie, figlia di un ricco costruttore, con Bassolino. Uniti come un sol uomo sono rimasti la vincitrice delle primarie, ex assessore al Turismo e ai Tempi della città (una delega che a Napoli suona come una burla) con Iervolino sindaco e suo marito Gennaro Mola, che Rosetta volle a Palazzo San Giacomo accanto alla moglie.
A lui toccò il ruolo infame - erano gli anni in cui pioveva monnezza - di assessore alla Nettezza urbana. La Valente, a parte gli incarichi di partito che esibiva nel suo curriculum vitae, fu messa in ombra dagli sfrantummati (smidollati, ndr), i suoi colleghi assessori che dilagavano sulle pagine dei giornali. Memorabile la battuta di Mola a Report nel pieno dell'emergenza rifiuti. Al cospetto di 360 netturbini a braccia conserte, l'assessore farfugliò: «Di questi si occupa un dirigente comunale che tra l'altro lo fa in una situazione sui generis». Inevitabile il flash back agli anni bui di Napoli: le storie politiche e le gesta (si fa per dire) di cui si narra in questi giorni sono indissolubilmente legati a quella stagione. Ora la Valente si dispera e dice di non sporcare le primarie con “l'infamia” dei voti comprati e venduti. Una scena madre che non impietosirà Bassolino.
Né tantomeno il suo coach, il politologo napoletano Mauro Calise, il teorico del quadrante che porta il suo nome. Ci sono quattro caselle: scambio, appartenenza, opinione e voto al leader. Solo chi le riempie tutte e quattro al 51% vince una competizione elettorale, qualunque essa sia. Nel '93 Bassolino diventò primo cittadino con una valanga di voti al leader. Negli anni seguenti, come una clessidra, i consensi scivolarono verso le caselle scambio e appartenenza. Ora la cattiva sorte che affligge la Valente offre all'ex governatore la chance non solo di rivincere le primarie, ma di rosicchiare punti preziosi ai pretendenti in corsa per Palazzo San Giacomo. Di colpo la casella voto al leader potrebbe ingrossarsi come all'alba della sua carriera politica.
E non serviranno le parole di rito (“ci vogliono delegittimare” ha detto la segretaria regionale del Pd Assunta Tartaglione) a fermare l'inchiesta aperta dalla Procura e il ricorso di un Bassolino vittima tre volte: del suo partito, dei brogli e delle brucianti sconfitte politiche che porta sulle spalle curve da maratoneta. Neppure il più brillante degli spin-doctor avrebbe potuto tratteggiare un'immagine così carica di simboli. «È un mercimonio, sono disgustato» ha sibilato l'ex sindaco ai suoi sostenitori. Sembra il remake del 2011, quando il suicidio dei brogli spianò la strada a De Magistris. Un capovolgimento insospettabile fino a ventiquattr'ore fa. Con un esito sul quale nessuno avrebbe scommesso uno solo dei tanti euro spartiti davanti i seggi delle primarie: per la prima volta da quando si candidò a sindaco con un post su Facebook, il vecchio Bassolino ha l'opportunità di giocarsi il ballottaggio.
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