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Gentiloni: in Libia niente avventure

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Gentiloni: in Libia niente avventure

  • –Marco Ludovico

ROMA

In sintonia con il premier Matteo Renzi, i ministri Paolo Gentiloni (Esteri) e Roberta Pinotti (Difesa) ribadiscono la linea di prudenza sull’intervento militare in Libia. Di fronte alla minaccia «reale» dell’Isis «l’Italia si difenderà». Ma la Libia, con i suoi 200mila uomini armati, di cui «5mila combattenti di Daesh» concentrati a Sirte, «non è un teatro facile per esibizioni muscolari» ricorda Gentiloni. Di certo «il Governo non si farà trascinare in avventure inutili, e perfino pericolose, per la sicurezza nazionale». L’eventuale missione sarà decisa se lo chiederà il Governo libico e comunque «solo dopo il via libera del parlamento italiano». Roberta Pinotti lo ha ripetuto al Copasir e poi ha precisato che non ci sono forze speciali militari in Libia. Rosa Calipari (Pd) ha sottolineato che «non c’è alcuna intenzione di un intervento militare e non ci sarà in mancanza di una richiesta governativa libica». Ciccio Ferrara (Sel) dichiara: «Siamo rassicurati» dalle parole dell’esecutivo.

Gentiloni poi ha annunciato che l’Italia sta lavorando, insieme all’Onu e agli alleati, a un piano che consenta di superare l’impasse del parlamento di Tobruk: permettere alla maggioranza favorevole al premier designato Fayez al Sarraj di esprimersi «nonostante le minacce degli estremisti» per avere «un primo passo di legittimazione». «Nei prossimi giorni» ne discuteranno a Parigi i ministri degli Esteri di Italia, Francia, Usa, Germania, Gran Bretagna e Ue. Il ministro degli Esteri ha espresso il cordoglio del Governo per le famiglie di due dei quattro ostaggi italiani, Salvatore Failla e Fausto Piano, uccisi la settimana scorsa: le loro salme, terminata l’autopsia, erano attese nella tarda serata di ieri a Roma con un volo proveniente da Tripoli. Durissima con il Governo la moglie di Failla, Rosalba, in una conferenza stampa con le figlie Erica ed Eva: «Non voglio funerali di Stato per mio marito. Ci hanno detto di non rispondere alle domande dei rapitori. Abbiamo fatto quello che ci hanno detto, ma non è servito a nulla». La vedova ha rivelato che «uno dei sequestratori si sforzava di parlare italiano». Poi ha fatto ascoltare una registrazione dove il marito le diceva: «Ho bisogno di aiuto. Parla con giornali e tv». Per l’avvocato della famiglia, Francesco Caroleo Grimaldi, l’autopsia fatta in Libia ha compromesso definitivamente la possibilità di fare accertamenti validi in Italia.

La minaccia dell’Isis in Italia, tra l’altro, ieri ha visto un blitz all’alba della Digos nel villaggio Happy Family di Campomarino (Campobasso) con il supporto della Polizia di prevenzione. Un giovane somalo di 22 anni, quello che per tutti era l’imam, istigava al terrorismo e cercava proseliti tra gli ospiti della struttura. Il procuratore capo di Campobasso, Armando D'Alterio, afferma: «Abbiamo un riscontro tecnico preciso circa la possibilità che stesse organizzando un attentato a Roma». Ma secondo una lettura diversa degli addetti ai lavori, benché il giovane fosse «pericolosissimo» le frasi dell’imam che ipotizzano un attacco «alla stazione di Roma» non hanno riscontro, nelle indagini, in una progettualità concreta. Il leader della Lega Salvini attacca: «Renzi complice! Se fossi al suo posto, controlli a tappeto ed espulsioni di massa. Gli italiani sono a rischio per colpa di Renzi e Mattarella». Replica il ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Il rischio zero non esiste ma l’arresto a Campobasso dimostra che il sistema di prevenzione funziona».

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