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D’Alema scuote il Pd. Renzi: guardiamo ai risultati

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lo scontro

D’Alema scuote il Pd. Renzi: guardiamo ai risultati

Prima Pier Luigi Bersani, che considera legittima a Roma un’eventuale candidatura alternativa al vincitore delle primarie Roberto Giachetti di un ex ministro del Pd come Massimo Bray. Poi l’affondo di Massimo D’Alema, che attacca Matteo Renzi e tutto il gruppo dirigente di Largo del Nazareno definendolo «arrogante e fazioso» e avverte: «Non è escluso che il diffuso malessere a sinistra si trasformi in un altro partito».

Dopo le primarie vinte dai candidati renziani Roberto Giachetti contro Roberto Morassut e da Valeria Valente contro Antonio Bassolino, e le conseguenti polemiche sulle irregolarità a Napoli, i vecchi leader alzano i toni dello scontro contro il Pd a trazione renziana. E la misura in casa renziana, tra Palazzo Chigi e Largo del Nazareno, è davvero colma in queste ore. Ma c’è una differenza, che certo al premier e segretario del Pd non sfugge. Mentre D'Alema lavora ormai apertamente ai confini del partito, Bersani ha tutta l’intenzione di rimanerci. «Dicono che se nella direzione del 21 non si mostra lealtà le nostre strade si dividono… hai visto mai che Renzi vuole uscire dal Pd?», dice con una battuta Bersani parlando alla convention della minoranza che fa capo a Roberto Speranza (ma c’è anche Gianni Cuperlo) a Perugia. Poi, più seriamente, l’ex segretario spiega che senza il Pd il centrosinistra sarebbe solo «rappresentanza». La sfida va dunque lanciata da dentro. «Restiamo con tutti e due i piedi nel Pd», dicono all’unisono Bersani e Speranza. Mentre sia il giovane bersaniano (che il “padre” definisce «un fuoriclasse» lanciandone la candidatura alla segreteria in vista del congresso del 2017) sia Cuperlo assicurano «lealtà» ai candidati del Pd alle amministrative.

Una lealtà giudicata in verità solo di facciata dai renziani doc, convinti ormai che il gioco della minoranza sia proprio quello di far perdere il Pd alle amministrative e di sabotare dietro le quinte il referendum confermativo sulla riforma del Senato e del Titolo V previsto per ottobre e al quale Renzi ha legato il suo destino politico. Ma sono le parole di D’Alema a provocare le reazioni più rabbiose. Lo stesso Renzi, che stasera dopo il vertice del Pse a Parigi darà la sua “risposta” sulle primarie alla scuola di formazione del partito a Roma, giudica le parole di D’Alema «odio distillato». Ma più in generale colpisce l’atteggiamento «sleale» sulle primarie con il tentativo neanche tanto occulto di far perdere il Pd per dare un segnale al segretario. Ma non c’è nessun problema, continua Renzi nel suo ragionamento con i suoi: «I conti si fanno al congresso, e lì vedremo chi ha i numeri. Fino ad allora nessuna polemica: testa bassa e lavorare sui risultati concreti». Risultati che ci sono, come dimostra l’ultimo dato sulla produzione industriale o il livello degli occupati tornato ai massimi dall’inizio della crisi. A Palazzo Chigi sembra poi paradossale questa polemica su un Pd che perderebbe voti e consensi a sinistra proprio mentre il governo guidato dal segretario è in prima fila in Europa nella battaglia per la flessibilità, gli investimenti e la crescita. Ed è in prima fila in quel Pse dove il Pd delle precedenti gestioni non era riuscito ad entrare. «Proprio mentre noi – prosegue Renzi – combattiamo per una gestione diversa dell’immigrazione, per respingere i venti guerra, per riaffermare la libertà di stampa in Turchia… mentre noi siamo considerati un modello dai francesi per il Jobs act…».

Intanto il vice del Pd Lorenzo Guerini, che in segno dell’unità del partito interverrà alla convention della minoranza del Pd a Perugia, corre a Napoli da Antonio Bassolino per affrontare la questione del ricorso presentato dall’ex sindaco per alcune irregolarità registrate in 6 seggi e respinto dal comitato dei garanti della coalizione per scadenza dei termini. «Non c’è nessuna lista civica di Bassolino», taglia corto Guerini. La vincitrice delle primarie Valente ha presentato un ricorso per fare luce su alcuni comportamenti che possano aver leso «l’onorabilità del partito». Il comitato dei garanti riaprirà il caso esaminando anche il ricorso inizialmente respinto di Bassolino. Si aspetta l’esito. Al momento la lista autonoma si allontana.

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