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Tangenti Anas, nuova ondata di arresti

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Tangenti Anas, nuova ondata di arresti

  • –Ivan Cimmarusti

ROMA

«Un marciume diffuso» in Anas. Con le tangenti era possibile incassare commesse milionarie per infrastrutture stradali. Una rete di «corruzione» protrattasi fino a settembre scorso, svelata in parte dalla stessa principale indagata, Antonella Accroglianò, alias “Dama Nera”, che nella società pubblica gestiva «un’associazione per delinquere» radicata nella Condirezione generale tecnica.

La Procura di Roma torna a far luce sul «sistema tangentizio» diffuso «all’interno di uno degli enti pubblici più in vista», che gestisce le strade italiane. Ieri, dopo i precedenti arresti di ottobre scorso, sono finite in manette altre 19 persone, tra le quali spiccano funzionari dell’ente, professionisti e noti imprenditori. Tra questi l’avvocato Andrea Musenga, che ha ottenuto l’appalto per l’assistenza stragiudiziale dell’Expo di Milano, gli imprenditori Giuseppe Ricciardello del Gruppo Ricciardello, Vito Rossi della Aleandri spa, Sergio Vittadello della Intercantieri Vittadello spa, Giovanni Spinosa della Spinosa Costruzioni generali spa ed Emiliano Cerasi, già travolto dalla vasta inchiesta sugli appalti al G8 con la sua Research consorzio stabile scarl.

Nel registro degli indagati, invece, figura Marco Martinelli, deputato di Forza Italia (e braccio destro di Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato), che si intasca una tangente da 10mila euro oltre a una promessa da 270mila da dividere con la Accroglianò e con Elisabetta Parise, dirigente di Anas e sua amica. Nei confronti di tutti sono ipotizzati, a vario titolo, i reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio, truffa e favoreggiamento personale. Sigilli sono stati posti a 800mila euro, somma che il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il sostituto Sabina Calabretta ritengono essere provento della corruzione.

La «capillare indagine» è stata svolta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma, al comando del colonnello Cosimo Di Gesù. In particolare, gli accertamenti sono del Gico, coordinato dal colonnello Gerardo Mastrodomenico.

Gli investigatori hanno scoperto tangenti dietro l’aggiudicazione degli appalti per lavori sulle statali Basentana, centrale Sicula, Barese e del Vesuvio. I fari sono anche su una commessa per i lavori di completamento della statale Tomi-Milano, su cui c’erano gli interessi della società Ricciardello, sponsorizzata da Martinelli. Dei due parla ampiamente nei suoi interrogatori la stessa Accroglianò. Racconta dei suoi «rapporti con Ricciardello», il quale «da tempo non vinceva gare, nonostante gli ottimi referenti politici che aveva nella Commissione lavori pubblici alla Camera, nella persona del genero onorevole Germanà (sembra si riferisca ad Antonino Salvatore, ndr)». La “Dama Nera” afferma che fu la Parise che si «propose per portare Ricciardello (...) dall’onorevole Martinelli, affinché questo potesse parlare con Matteoli, ex ministro alle Infrastrutture, della gara del Ricciardiello», l’appalto della statale in Sicilia.

Negli atti c’è spazio anche per altri politici, come lo stesso Gasparri, cui la Accroglianò si sarebbe rivolta per non essere trasferita dal suo ufficio. Capitolo che potrebbe far incrinare la posizione dell’ex presidente di Anas, Ciucci, riguarda la commessa per la costruzione della nuova sede dell’ente a Campobasso, un appalto da 12 milioni di euro finito a Spinosa.

La Accroglianò afferma che «Spinosa aveva rapporti con l’ex presidente Ciucci. Spinosa fu presentato a Ciucci dal senatore Grillo (Luigi, ndr), che era in commissione Lavori pubblici. In commissione riuscimmo a inserire Antonino Ferrante, per seguire la gara (a Campobasso, ndr). Spinosa si aggiudicò la gara (...) A me Spinosa ha dato 10mila euro in cinque anni, non solo per questa gara ma anche per altri lavori». Infine negli atti c’è il caso dell’imprenditore Cerasi, come detto già travolto dall’inchiesta sugli appalti al G8. Cerasi puntava alla commessa per i lavori della statale Picente dorsale Amatrice-Montereale-L’Aquila. Tuttavia in ballo c’è un colosso: la società Astaldi. Così la Accroglianò si attiva per far saltare quest’ultima azienda e creare un vantaggio a Cerasi. Ne parla con il dirigente di Anas, Gaetano De Gori, al quale riferisce che «dovete buttare fuori Astaldi... forse non hai capito Gaetà... che altrimenti andate in galera... essendo renziani (il Gruppo di Cerasi, ndr) scrivono ad Armani (nuovo presidente di Anas, ndr)... Astaldi deve essere buttata fuori».

In una nota Anas sottolinea che gli arresti sono stati effettuati «anche grazie alla collaborazione» dell’azienda. Il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, ha voluto ringraziare pubblicamente la Procura di Roma «per l’aiuto fondamentale che sta dando al nuovo vertice di Anas nel fare chiarezza sul passato». Infine ha precisato che «i 19 arresti coinvolgono solo un dipendente dell’Anas già oggetto nei mesi scorsi di trasferimento» e che Anas «ha avviato immediatamente la richiesta alla Procura di Roma degli atti dell’indagine per poter espletare in tempi rapidi tutte le azioni ritenute necessarie a tutela dell’azienda nei confronti di eventuali altri dipendenti infedeli, a partire dal licenziamento».

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