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Terrorismo, Renzi: analisi big data cruciale e fattore umano fa la…

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seminario sulla sicurezza

Terrorismo, Renzi: analisi big data cruciale e fattore umano fa la differenza

Ansa
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«Avere la capacità di riconoscere la realtà dei fatti, di decriptare la realtà per quella che è, di verificare la reale minaccia» nell’analisi antiterrorismo del flusso di big data «è uno degli elementi di forza della nostra struttura di sicurezza». Così il premier Matteo Renzi intervenuto questa mattina a un seminario su sicurezza e terrorismo organizzato dalla Polizia di Stato a palazzo Chigi. Secondo il premier «alcuni dati subdolamente tesi a dare un messaggio diverso dalla realtà» sono frutto «di una strategia di comunicazione che il nostro avversario prova a iniettare nel sistema».

Analisi big data: «Fattore umano fa la differenza»
Il premier ha poi espresso il suo ringraziamento al lavoro svolto quotidianamente dagli operatori della sicurezza, insistendo sul ruolo del fattore umano nell'analisi dei big data: «Saper decrittare e scandagliare la realtà per quello che è e non per quel che viene rappresentata è l'elemento che fa la differenza. Il capitale umano è sempre l'elemento che fa la differenza. Certo che la tecnologia ci aiuta: oggi teoricamente con uno smartphone puoi avere più notizie del presidente degli Stati Uniti dieci anni fa. Ma il capitale umano è quello che fa la differenza». Dunque «nella semplificazione dei media sembra che l'Italia sia sotto minaccia del terrorismo mentre prima viveva nell'Eden. Ma quando io andavo alle medie, la mafia metteva le bombe nelle città». Del resto, ha proseguito il presidente del Consiglio, quello della sicurezza «è un settore in cui la foresta che cresce non fa notizia», come conferma anche il dibattito politico italiano: «Quando si arresta un presunto terrorista una parte della politica prende lo spunto per dire “questo dimostra che non siamo un Paese sicuro”». Insomma, «anche quando si fa tutto il necessario non basta mai, perchè non possiamo stare mai tranquilli».

In Italia reati in calo ma c’è paura: «Serve una contronarrazione»
L'Italia e l'Europa sono oggetto di gravi minacce», insieme alla comunità mondiale «sono nettamente più forti di qualsiasi minaccia». Consapevole della distanza che spesso divide teoria e pratica nella gestione di una minaccia difficile da individuare come il terrorismo islamico Renzi si è poi soffermato sul fronte della sicurezza interna. «C'è un segno meno rispetto ai reati - ha ricordato - quindi si dovrebbe dire che stiamo meglio, ma nel Paese c'è una percezione di paura», in parte perché anche i fenomeni di microcriminalità vengono percepiti in modo forte, «e a questo si aggiunge che il jihadista ha una strategia di comunicazione, per cui rivendicano anche attacchi che poi gli analisti dicono non siano di matrice jihadista». Serve dunque aumentare le nostre capacità di «contronarrazione». L'Italia, ha spiegato poi Renzi in un altro passaggio del suo intervento, «deve fare i conti con il terrorismo come tutti gli altri. Noi non sottovalutiamo niente ma non ci sono minacce specifiche che ci possono far immaginare chissà che cosa, ma il rischio esiste: conviverci sarà possibile solo se saremo capaci di avere una strategia che ci rende orgogliosi di essere Italia».

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