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Renzi: ci saranno meno banchieri e meno bancari. Eurobond…

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il premier A MARGINE DEL VERTICE ue

Renzi: ci saranno meno banchieri e meno bancari. Eurobond tutt’altro che tramontati

(Ansa)
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Gli eurobond sono un tema «tutt’altro che tramontato». È nella conferenza stampa seguita al vertice Ue che il premier Matteo Renzi torna su uno degli aspetti più sensibili ed evocati dell’agenda. E a suo parere la questione si lega alla necessità di reperire fondi per finanziare le politica comune sull’immigrazione e, in particolare, i progetti potenziali nei Paesi di origine, in Africa. Poi il presidente del Consiglio tocca il nervo scoperto delle banche dicendo che il 2016 è «l’anno in cui l’Italia deve sistemare definitivamente la propria questione che non è grave come in altri Paesi ma ha margini e profili di problematicità».

Meno banchieri e meno bancari
«Stiamo lavorando da qualche settimana, pancia a terra, tutti i santi giorni, per avere una soluzione che rispetti le regole europee che non abbiamo voluto noi ma che dobbiamo rispettare. Dentro queste regole cosa può fare il sistema bancario? Ridurre il numero dei banchieri: in Italia si è affermato il principio per cui chiunque faceva il banchiere. Vanno ridotti, vanno ridotti i posti nei consigli di amministrazione, vanno aiutati i processi di integrazione e di fusione. Ci saranno meno banchieri e in prospettiva meno bancari perché non possono esserci 300mila bancari, con l’innovazione tecnologica per cui molte persone usano la banca sul telefonino. Ci sarà qualche filiale in meno ma nel rispetto delle persone senza licenziamenti di massa».

Mps: Tesoro al 7%? Non rispondo su singole banche
«Non rispondo alla domanda su Mps» e sull’ipotesi del Tesoro al 7 per cento. «Non do risposte sul disegno di singole banche». Così ancora il premier in replica a una domanda al termine del vertice. Renzi ha spiegato che per lo stesso motivo non si esprime sulla fusione Bpm-Banco.

Ipotesi scorporo cofinanziamenti da Patto è proposta Pse
Quanto allo «scorporo» dei cofinanziamenti nazionali ai fondi europei dal Patto di stabilità «è un’ipotesi che studieremo e verificheremo. Se necessario lo proporremo prima che come Italia come Pse nelle prossime settimane e mesi». Per il presidente del Consiglio «bisogna spingere gli investimenti, quindi si fa l’accordo di considerare il Piano Juncker fondamentale nell’azione europea, poi si mettono fuori dal Patto le spese che altrimenti non sarebbero state possibili. C’è l’ipotesi per il prossimo anno (due anni) di accelerare alcune spese di investimenti, non con un aumento del deficit indiscriminato ma considerando il cofinanziamento nazionale fuori dal Patto».

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