Italia

Discontinuità per il turnaround

  • Abbonati
  • Accedi
l’analisi

Discontinuità per il turnaround

Il nuovo amministratore delegato di Telecom Italia dovrà essere capace di gestire con successo e in tempi stretti una complessa fase di turnaround.

Impresa ardua dove il capo azienda in uscita, Marco Patuano, ha fallito. E’ questa la conclusione a cui sono arrivati azionisti e componenti del consiglio di amministrazione del gruppo telefonico italiano. Un concetto che nel corso dell’ultimo board di Telecom Italia è stato ribadito al manager uscente. Costringendolo alle dimissioni.

I francesi non sono soddisfatti ormai da tempo dei risultati di Telecom Italia e ritengono che si possa fare meglio. Opinione peraltro condivisa da gran parte dei componenti del board del gruppo telefonico che hanno giudicato non soddisfacenti i conti portati in cda dal manager. Ancora una volta l’impairment test, il cui ammontare secondo Patuano avrebbe dovuto essere pari a zero, ha mandato in rosso i conti Telecom che, in assenza della svalutazione degli avviamenti, avrebbe chiuso il 2015 con un utile di 150 milioni. Non è stato così: la perdita è stata di 72 milioni. Questa volta, a differenza delle precedenti, l’impairment non ha rilevato problemi con il goodwill italiano, ancora di 28,5 miliardi, bensì con il Brasile, il cui valore di avviamento è stato abbattuto di 240 milioni a 826 milioni. Ed è questo il tema vero: Telecom ancora una volta non ha passato l’esame. Non solo. Nel piano industriale presentato lo scorso febbraio a Londra alla comunità finanziaria, che prevede investimenti nel periodo 2016-2018 per circa 12 miliardi in Italia, i vertici di Telecom hanno messo in conto un taglio dei costi in tre anni per circa 600 milioni di euro. Troppo poco per il socio francese, che ha richiesto un ulteriore taglio dei costi attorno a un miliardo di euro. Richiesta impegnativa per l’azienda di tlc e di difficile attuazione, a fronte del piano di sviluppo che intende portare avanti il gruppo nei prossimi anni. In pratica nell’ultima riunione del board è stata messa sotto esame l’intera gestione di Patuano che, complice la difficile situazione congiunturale, non è riuscito secondo gli azionisti a rispettare budget e attese. Nel mirino sono così finiti i risultati di bilancio e il piano industriale. Come dire: presente e futuro del gruppo Telecom Italia. Abbastanza per accelerare quel cambio alla guida di Telecom Italia da tempo auspicato da Vivendì e dal board in nome di una“discontinuità” a questo punto non più rinviabile. Il passo indietro di Patuano, dunque, era obbligato. Tanto più alla luce dei rapporti assai complicati con Vivendi. Del resto non era pensabile che il primo socio di Telecom Italia che nella partita ha investito più di 3 miliardi (e ci sta perdendo), potesse restare alla finestra all’infinito.

A questo punto, però, si apre la fase più delicata. Individuare il manager adatto a portare a termine con successo quel piano di risanamento e ristrutturazione profonda chiesto a gran voce dai soci. Quegli stessi soci che avrebbero individuato, tra gli altri,in Flavio Cattaneo, attuale amministratore delegato di Ntv e consigliere di amministrazione di Telecom Italia, il candidato ideale per accettare questa sfida. Cattaneo, del resto, ha scritto due storie di successo: Ntv, che in tempi record ha completato un importante risanamento (nel 2015 la società segna un ebitda sopra ai 45 milioni), e Terna, incoronata sotto la sua gestione migliore utility d’Europa.

© Riproduzione riservata