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Procura di Milano, in pole Greco e Melillo

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Procura di Milano, in pole Greco e Melillo

  • –Donatella Stasio

ROMA

Francesco Greco e Gianni Melillo su tutti. Tallonati da Alberto Nobili. Ma con l’impatto shock di Ilda Boccassini. Dopo un’intera mattinata di audizioni, degli otto candidati alla Procura di Milano convocati a Palazzo dei Marescialli, sono sempre quattro quelli fra i quali la quinta commissione dovrà - dopo Pasqua - scegliere il nome o i nomi da proporre al plenum per la successione a Edmondo Bruti Liberati. Scelta non facile, sia per l’autorevolezza dei nomi sia per le dinamiche correntizie e la valenza politica della scelta.

Alfabetico l’ordine di audizione: il Procuratore di Trento Jimmy Amato, l’Aggiunto di Milano Boccassini, il Procuratore di Nuoro Andrea Garau, l’Aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri e quello di Milano Greco, il capo di gabinetto del ministero della Giustizia Melillo, l’Aggiunto di Bergamo Massimo Meroni e quello di Milano Alberto Nobili. Gli auditi hanno illustrato il proprio progetto organizzativo e risposto a qualche domanda. Per esempio sui rapporti con la stampa. Con Boccassini che, ricordando di essere stata 20 anni nell’occhio del ciclone con accuse d’ogni genere, ha rivendicato di non aver mai usato i media per difendersi o attaccare e perciò ha escluso, se diventasse Procuratore, di delegare i rapporti con la stampa, ritenendo che la Procura debba essere «blindata» per le notizie ai giornalisti.

Unica donna tra gli otto candidati, Boccassini ha spiazzato un po’ l’uditorio, provocando reazioni opposte, dall’empatia all’irritazione. Per esempio quando ha chiesto alla commissione (relatrice della pratica su Milano è Elisabetta Casellati, laica di Fi ed ex senatrice forzista) di essere valutata «senza preconcetti» per aver colpito il potere politico, a destra o a sinistra. «Non sono una toga rossa né nera né gialla - ha detto - ma un magistrato che per 36 anni ha sempre rispettato il senso della sua professione». Oppure quando ha ricordato di non aver mai avuto «sponsor», di non essere iscritta ad alcuna corrente e di essere diventata Procuratore Aggiunto a 60 anni. «Ho mantenuto la schiena dritta per tutta la carriera», ha aggiunto, rivendicando i suoi successi professionali e organizzativi nonché la sua «passione e autorevolezza». Un Procuratore non dev’essere un manager ma un «buon magistrato», ha chiosato. E senza passione, «nessun manager potrebbe fare questo lavoro».

Greco, che dirige il pool reati finanziari, ha messo l’accento sulla complessità della Procura di Milano, in cui il controllo de flussi finanziari è «strategico» per la tutela dell’economia, contro la criminalità nonché il terrorismo jihadista. Quindi, un modello organizzativo dev’essere adeguato a queste specificità. Greco ha detto di non credere ai «criteri di priorità» nell’esercizio dell’azione penale, perché una buona organizzazione garantisce risposte tempestive. Secondo Melillo, progettare un ufficio di Procura significa soprattutto rendere continuamente verificabile l’esercizio dell’azione penale; il Procuratore aggiunto dev’essere il garante quotidiano dell’autonomia dei singoli Pm; la specializzazione non può tradursi in una frammentazione interna, per cui andrebbero promossi sistemi di assegnazione automatica, percorsi motivati e trasparenti di accesso alle specializzazioni, coassegnazioni. Su quest’ultimo punto, anche Greco e Nobili, quest’ultimo con riferimento a chi indaga sui flussi finanziari e chi indaga sulla corruzione. Per Nobili, poi, non si possono attendere burocraticamente le notizie di reato ma, con riferimento alle infiltrazioni della criminalità, bisogna «annusare» la realtà in movimento.

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