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Napoli e Ravenna, diviso anche il M5S

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Napoli e Ravenna, diviso anche il M5S

Se a Roma il M5S scommette unito sulla candidata Virginia Raggi, accreditata dagli ultimi sondaggi come potenziale sfidante del renziano Roberto Giachetti al ballottaggio, a Napoli e a Ravenna è costretto a scontrarsi con la stessa frammentazione che avvelena la corsa di altre forze politiche.

Nel capoluogo campano, 36 attivisti espulsi lo scorso febbraio hanno lanciato ieri una nuova organizzazione, “Napoli Libera in movimento”, con tanto di logo a 6 Stelle, e preparano una lista ad hoc, che potrebbe insidiare i consensi del candidato sindaco M5S, l’ingegnere brianzolo Matteo Brambilla. Forti le tensioni in Romagna, dove la base è in rivolta contro la decisione - comunicata attraverso il blog di Beppe Grillo - di cancellare le liste M5S a Ravenna e a Rimini. Hanno pesato le liti, anche violente, tra gli attivisti, che non sono piaciute ai vertici. Al punto da preferire di evitare di correre e di gettare al vento, come a Rimini, l’11,7% raggiunto alle comunali del 2011.

Modelli locali da soffocare sul nascere perché incoerenti con i valori del M5S o primi segnali di malessere dai territori per una gestione troppo eterodiretta del Movimento? Certo è che i fari sono puntati su Roma, perché un eventuale ballottaggio Pd-M5S alle comunali sarebbe letto come il preludio del futuro ballottaggio alle politiche.

Molto, se non tutto, dipenderà dalla variabile impazzita del centrodestra. Ogni incon tro tra Silvio Berlusconi, che per ora insiste su Guido Bertolaso e lavora a una lista civica, e gli ex alleati Matteo Salvini della Lega e Giorgia Meloni di Fratelli D’Italia, è rinviato a dopo Pasqua. Nel frattempo continuano gli alert. Come quello del capogruppo Fi al Senato, Paolo Romani, che ieri ha voluto liquidare come «una battuta» l’apertura di Bertolaso ad Alfio Marchini e ha attaccato la decisione di correre di Meloni: «Questa doppia candidatura rischia di non portare il centrodestra al ballottaggio». Il modello è «il miracolo fatto a Milano». Ma a Roma Lega e Fdi sembrano intenzionati a giocare la partita per un altro centrodestra, lepenista, diverso da quello milanese. Lo lascia intendere Fabio Rampelli, capogruppo Fdi alla Camera, quando invita a ricompattarsi intorno a Meloni perché «questa è l’alleanza di centrodestra anti-renziana che si presenterà alle politiche future». Rotta a Roma, è la minaccia, si romperà ovunque.

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