Italia

Caso Regeni, i genitori: «Giulio non era una spia. Se il 5…

  • Abbonati
  • Accedi
conferenza stampa al senato

Caso Regeni, i genitori: «Giulio non era una spia. Se il 5 aprile nulla di fatto, il Governo dia una risposta forte»

«Sul viso di Giulio ho visto il male del mondo». Lo ha detto la madre del ricercatore italiano ucciso e torturato al Cairo nel corso della conferenza stampa al Senato a Roma. Il viso di Giulio ha aggiunto Paola Regeni «era diventato piccolo, piccolo, piccolo. Io e Claudio l'abbiamo baciato e accarezzato. Non vi dico cosa hanno fatto a quel viso. Ho pensato che tutto il male del mondo si fosse riversato su di lui».

La mamma di Giulio ha detto di aver pianto «pochissimo. Ho un blocco totale che sbloccherò quando capirò cosa è successo a mio figlio» ha spiegato rispondendo alle domande dei giornalisti . «Non mi faccio nessuna ragione, perché non è giusto che è successo questo. Io non lo augurerei alla peggiore persone che esiste al mondo».

Paola Regeni ha ricordato lucidamente i momenti del riconoscimento: «Su quel viso l'unica cosa che ho veramente ritrovato di lui è stata la punta del suo naso». Il 5 aprile è previsto l’arrivo in Italia di investigatori egiziani in Italia per un «incontro tra funzionari delle Polizie dei due Paesi e non tra Procure», ha chiarito Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani che ha partecipato all’incontro nella sala Nassirya al Senato. E si attendono chiarimenti credibili su una vicenda che rischia di creare grossi problemi nelle relazioni tra Italia e Egitto.«Se il 5 aprile - ha chiarito Paola Regeni - sarà una giornata vuota confidiamo in una risposta forte del nostro governo. Ma forte. Perché è dal 25 sera quando è scomparso Giulio che attendiamo una risposta su Giulio». Tante infatti le verità costruite dagli egiziani. Tanti ancora i dubbi sul caso.

I genitori: Giulio non era dei servizi. Sul conto 850 euro

Tra i dubbi sollevati nei giorni scorsi anche quello che il giovane ricercatore collaborasse con i servizi segreti. «Avevamo un confronto con Giulio. Parlavamo spesso. Nessuna delle informazioni che ci trasmetteva faceva neanche lontanamente pensare a un lavoro sottobanco, per i servizi segreti, a un lavoro che non fosse correlato al lavoro che stava facendo. Noi lo abbiamo escluso» ha chiarito Claudio Regeni, padre di Giulio.

In conferenza stampa la madre di Giulio ha aggiunto: «Chi ha i figli all'estero sa che i genitori sviluppano una relazione fortissima, a livello viscerale. Noi a livello viscerale sapevamo che nostro figlio non era nei servizi segreti». L’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, ha poi precisato: «Sono stati sviscerati anche i conti correnti di Giulio. Non erano conti da spia. Giulio - ha aggiunto - per sobrietà usava i vestiti del padre. E poi abbiamo letto le sue chat, anche quelle con gli amici, e nulla può indurre anche solo il sospetto» che lavorasse per i servizi. Il presidente della commissione diritti umani Luigi Manconi ha poi aggiunto: «Sul conto Giulio aveva 850 euro. E nessun prelievo successivo al 15 gennaio».

La madre del ricercatore scomparso il 25 gennaio e ritrovato morto il 3 febbraio ha chiarito: «Non possiamo dire, come ha detto il governo egiziano, che è un caso isolato. Giulio, cittadino italiano, è un cittadino del mondo. Quello che è successo a Giulio non è un caso isolato rispetto ad altri egiziani, e non solo. Per questo continuerò a dire per sempre verità per Giulio» ha affermato Paola Regeni ribadendo: «Non era una spia, non era un giornalista. Era un ragazzo che studiava. Un ragazzo che con la sua apertura al mondo era un ragazzo del futuro».

Tortura nazi-fascista

«È dal nazifascismo - ha poi sottolineato la signora Paola - che noi in Italia non ci troviamo a una situazione di tortura come quella che è successa a Giulio. Ma lui non era in guerra. E io che stimo moltissimo i partigiani, dico che loro lo sapevano a cosa andavano incontro. Invece mio figlio era andato in Egitto per fare ricerca, è morto sotto tortura» ha spiegato la signora Regeni chiedendo: «Continuerò a dire sempre verità per Giulio». Il 5 aprile aspettiamo che arrivino gli egiziani. Ma mi domando: cosa porteranno?»si chiede la signora Regeni ricordando: «Siamo qui per continuare insieme, per lottare e portare avanti i valori di Giulio, insieme ai suoi ideali».

Nel suo intervento il padre di Giulio ha ringraziato tutti « per l'abbraccio affettuoso sentito da tutta l'Italia. Siamo qui - ha chiarito Claudio Regeni - perché vorremmo continuare insieme a lottare per portare avanti i valori di Giulio. I suoi ideali». Il presidente della commissione Diritti umani del Senato Luigi Manconi, aprendo la conferenza stampa a palazzo Madama ha chiarito che «era necessario per Paola e Claudio Regeni rinnovare pubblicamente qui il loro dolore affinché la verità sulla sorte di Giulio non venga consegnata all'oblio». Manconi ha ripercorso il susseguirsi delle versioni ufficiali del governo egiziano sulla fine del ricercatore italiano, ricordando i tratti di vera e propria «oscenità» delle ricostruzioni del Cairo.La versione fornita il 24 e 25 marzo dalle autorità egiziane sulla morte di Giulio Regeni «è una menzogna con anche qualche tratto di oscenità». Questo ha reso necessario l'intervento dei genitori di Regeni «perché non vincesse l'oblio».

L’avvocato della famiglia: non si fermi la mobilitazione per la verità

Durante la conferenza stampa l’avvocato Ballerini ha rivolto un appello a tutti affinché non si fermi la mobilitazione per avere la verità sulla morte del ricercatore italiano. L’avvocato i ha chiarito a proposito dei reperti presentati dalle autorità egiziane per comprovare la tesi divulgata lo scorso 24 marzo che «tutti i documenti presentati come prova, meno quello di identità, non sono di Giulio».

«Il 5 aprile arriveranno dall'Egitto investigatori di polizia - ha poi ricordato l’avvocato Ballerini - non aspettiamo ci consegnino il colpevole, non ci aspettiamo l'ultima parola. Per questo chiediamo che l'attenzione rimanga altissima: ci serve che la mobilitazione che chiede verità non si fermi perchè domani potrebbero presentarci altre piste».

«Stiamo nominando avvocati a Il Cairo. In Italia ci stiamo avvalendo della consulenza di Riccardo Noury e in Egitto della Commissione per i diritti umani e la libertà», ha detto l'avvocato della famiglia Regeni nella conferenza stampa con i genitori di Giulio. «Stiamo - ha aggiunto - collaborando pienamente con la procura di Roma che sta seguendo le indagini ma purtroppo le stanno conducendo al Cairo. Abbiamo chiesto al ministero degli interni egiziano, sia tramite l'ambasciata e sia al procuratore generale del Cairo, gli stessi elementi che ha chiesto la Procura di Roma».

«Gli amici di Giulio da ogni parte del mondo - ha sottolineato - hanno messo a disposizione del Ros i loro pc e cellulari, si sono messi a nudo di fronte agli investigatori per aiutarli perché potessero ricostruire ogni istante della vita di Giulio».

Manconi: rivedere relazioni con Egitto, richiamare ambasciatore

«Si deve operare con una determinazione maggiore di quella finora adottata. Si deve porre con urgenza in tempi molto stretti la questione del richiamo in Italia del nostro ambasciatore in Egitto. Richiamo non vuol dire ritiro, vuol dire richiamo per consultazioni» ha chiesto Luigi Manconi. «Ed è necessaria- ha aggiunto - la revisione delle relazioni diplomatico-consolari tra il nostro Paese e l'Egitto».

© Riproduzione riservata