Italia

«A Roma rete di supporto al fondamentalismo»

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

«A Roma rete di supporto al fondamentalismo»

  • –Ivan Cimmarusti

roma

Una rete di supporto al fondamentalismo islamico «fluida». Così la definiscono gli inquirenti della Procura della Repubblica di Roma, che hanno individuato soggetti legati all’ideologia Isis che frequentano le moschee di Centocelle e Ostia. Gruppi che non sono considerati «cellule» né terroristi, ma che a più riprese sono in stretto contatto con fondamentalisti di Molenbeek, il quartiere di Bruxelles a forte densità islamica. Stando alle attività di monitoraggio dell’Antiterrorismo, nelle due moschee sono registrate forme di indottrinamento religioso più radicale. Gli investigatori hanno individuato anche rapporti che sarebbero stretti fra questi soggetti e altre «cellule» in diverse capitali europee. Un particolare sotto controllo riguarda il passaggio di alcuni personaggi provenienti dal Medio Oriente che si appoggiano nella zona di Roma (proprio a Centocelle e Ostia) per poi ripartire verso altre capitali del Nord Europa. Le due moschee sarebbero state frequentate da un personaggio noto alla Procura della Repubblica di Roma. Si tratta di Ahmed Masseoudi, figlio di un dipendente dell’ambasciata tunisina a Roma, destinatario di una misura d’arresto per associazione di tipo terroristico. Masseoudi gestiva a Roma il portale «i7ur», acronimo di «amanti delle vergini». Attraverso il sito internet pubblicava materiale destinato alla «jihad mediatica». Ossia, la diffusione, attraverso la rete, di informazioni per fabbricare ordigni, così da aiutare i cosiddetti «lupi solitari» ad organizzare e attuare attentati. L’uomo è risultato in contatto con le più alte sfere dello Stato Islamico, nonché con lo sceicco Omar Al Haddouchi, ispiratore degli attentati di Casablanca del 16 maggio 2003 – tra i quali al ristorante italiano “Positano” – che costò la vita a 33 persone, e anche con Nabil Amdouni, soprannominato sulla rete Abu Ayman, «uno dei personaggi di maggiore spessore nell’universo jihadista in internet». Un altro soggetto noto alla giustizia italiana è Mohammed Lahlaoui, marocchino arrestato a Gissen, in Germania, sospettato di aver avuto un ruolo negli attentati di Bruxelles. Lahlaoui ha vissuto dal 2007 al 2014 a Valle Sabbia, una località nelle vicinanze di Vastone (Brescia), dove ha scontato una pena di due anni per reati contro il patrimonio. Successivamente, in attuazione di un foglio di via, si è trasferito in Germania. Gli investigatori tedeschi lo hanno arrestato in quanto hanno trovato, sul suo cellulare, alcuni messaggi in cui era citato il nome di Khalid El Bakraoui, il fondamentalista che si è fatto esplodere nella metropolitana di Bruxelles. Stando ai controlli, uno degli sms sarebbe stato inviato pochi minuti prima dell’attentato. Il testo recitava «fin», fine in francese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA