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Dossier Per una processione religiosa fermata in Sicilia, altre tornano in Calabria

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Per una processione religiosa fermata in Sicilia, altre tornano in Calabria

La Processione dell’Affruntata a Sant’Onofrio. (Ansa)
La Processione dell’Affruntata a Sant’Onofrio. (Ansa)

Per una processione religiosa che al Sud si ferma – almeno per le polemiche che ne sono seguite – altre ripartono.
Dal 4 aprile, nella Diocesi calabrese di Oppido Mamertina-Palmi, torneranno a svolgersi le processioni religiose dopo lo stop imposto in seguito all'”inchino” – vale a dire un leggero dondolamento della statua – rivolto verso la casa del presunto boss Giuseppe Mazzagatti in occasione della processione della Madonna delle Grazie a Oppido (Reggio Calabria) del 2014. Dopo due anni di «lunga, inaspettata, straordinaria, ma necessaria quaresima», si legge nel comunicato stampa della diocesi, il Vescovo Monsignor Francesco Milito ha abolito la sospensione disposta il 10 luglio 2014 con la lettera “Un atto d'amore per la nostra Chiesa tra passato e futuro” e ha ripristinato le processioni per la Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.

Il documento - che ha tre anni di validità – si suddivide in due parti: la prima, e più corposa sezione, è dedicata ai principi teologici e liturgici, la seconda alle conseguenti norme per la disciplina delle Feste e delle Processioni.
I Comitati festa e i portatori «sono chiamati ad essere formati e consapevoli del prezioso contributo che essi danno per il decoro e la crescita della comunità di appartenenza» nella misura in cui «si lasciano guidare dalle norme e dalle indicazioni della Chiesa» per comprendere che «il primo servizio è sapersi esaminare onestamente e farsi avanti con animo retto e coscienza pura» evitando «presenze improvvisate e pretendenti ruoli ai quali non si è debitamente preparati» fino ad arrivare ad una vera e propria «spiritualità del portatore» che faccia maturare il proprio cammino di fede. Per ciò le processioni «devono ispirarsi a quella del Corpo e Sangue del Signore» per consentire «raccoglimento, devozione e fervore» così da far diventare «ogni festa popolare in festa del Popolo di Dio in cammino».

Del resto già il 26 marzo i vescovi della Calabria nella lettera pastorale “Dio vi aspetta a braccia aperte” in occasione del sesto centenario della nascita di San Francesco di Paola, scrivevano che «anche per gli uomini e le donne di 'ndrangheta esiste un progetto di misericordia da parte di Dio e della Chiesa». «Ma questa misericordia, così come per tutti i credenti – aggiungevano – non può essere banalizzata e ridotta a gesti meramente devozionali, che non costano nulla: attraversamento della Porta santa e bacio del Crocifisso, processioni e forme devozionali. C'è bisogno del cambiamento radicale di vita, della richiesta di perdono e della giusta riparazione. E non bisogna avere paura di fare tutto questo: la Chiesa attende e accompagna lentamente chi vuole convertirsi».

Mentre tutto questo accade in Calabria, in Sicilia non si placano le polemiche dopo il presunto omaggio al boss Francesco La Rocca durante le celebrazioni del Cristo morto a San Michele di Ganzaria (Catania).
La Procura di Caltagirone (Catania) avrebbe iscritto nel registro degli indagati oltre una decina di persone. L'iscrizione è atto dovuto, dopo la prima informativa dei Carabinieri della compagnia di Caltagirone. «Quello che è accaduto a San Michele di Ganzaria è un fatto di una inaudita gravità – ha affermato all'Ansa il procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera – senza senza entrare nel merito dell'inchiesta». Sul caso è intervenuto anche Mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, che ha deciso di sospendere temporaneamente tutte le processioni, nel piccolo centro del Calatino.
r.galullo@ilsole24ore.com

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