«Tempi stretti» si promette da Palazzo Chigi. L'avvicendamento al ministero dello Sviluppo economico richiede scelte abbastanza rapide, soprattutto per l'urgenza quasi quotidiana di vertenze su crisi aziendali gestite dagli uffici di via Molise. Il premier Matteo Renzi preannuncia un interim piuttosto breve, che potrebbe significare giorni o - secondo alcuni - al massimo un paio di settimane in modo da scavalcare la data del 17 aprile quando si terrà il delicato referendum sulle trivellazioni.
Per la scelta del successore di Federica Guidi vengono prese in considerazione più variabili. Una è sicuramente la ricerca di un profilo che sia inattaccabile dal punto di vista anche di eventuali conflitti di interesse. La seconda, secondo alcune fonti, sarebbe la volontà di mantenere inalterata la quota di donne presenti nell'esecutivo. Al momento le indiscrezioni metterebbero in prima fila nella rosa dei candidati Teresa Bellanova, nominata due mesi fa viceministro dello Sviluppo economico. Bellanova è considerata in grande sintonia con Renzi, fino a una presa di posizione pubblica per invitare all'astensione nel referendum anti-trivellazioni che ha sollevato parecchie polemiche. In lizza anche altri nomi se passerà in secondo piano la conservazione dell'attuale distribuzione uomini-donne nell'esecutivo. Sebbene al momento l'entourage renziano la ritenga una pista «improbabile», ci sarebbe una riflessione in corso su Claudio De Vincenti, ex viceministro dello Sviluppo e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Più sfumato il nome di Vasco Errani come quello di Andrea Guerra, ex consigliere economico del premier tornato però a tempo pieno all'attività di impresa con l'investimento in Eataly. Tuttavia non si esclude, anche negli ambienti del Pd, un classico colpo di scena in stile Renzi, con le previsioni delle vigilia puntualmente smentite come già avvenuto in altre occasioni.
Ciò che appare chiaro, anche agli occhi di Palazzo Chigi, è l'urgenza di rimettere in moto e possibilmente rivitalizzare l'attività del ministero. Le dimissioni di Federica Guidi hanno messo in stand by alcuni progetti già elencati in un'accurata scheda che il ministro uscente ha preparato per il suo successore. Il piano «Manifattura Italia», per la trasformazione digitale dell'industria, è tecnicamente pronto ma solo il nuovo ministro deciderà se e come lanciarlo pubblicamente. Le proposte con cui lo Sviluppo sta contribuendo al tavolo per il nuovo decreto “Investment compact 2” necessitano di una guida e una spinta politica. E il disegno di legge concorrenza, senza un ministro che lo protegga dal logorio parlamentare, rischia di languire mestamente a oltre un anno dall'adozione da parte del governo.
Un testo che piace sempre meno, l'ultimo esempio è quello di Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato. Il giorno dopo le dimissioni, Mucchetti torna sul presunto conflitto di interessi della Guidi, andando oltre il caso “Tempa Rossa”. «Nel Ddl concorrenza - dice il senatore Dem nel suo blog - si prevede il superamento del servizio in maggior tutela nell'ambito del mercato elettrico, già liberalizzato nel 2007, in modo tale da favorire l'Enel e danneggiare i consumatori. La Ducati Energia, azienda bolognese che appartiene alla famiglia Guidi, è fornitrice dell'Enel. È stato finora inutile ogni tentativo di convincere il ministero e la maggioranza a correggere la distorsione». (C.Fo.)
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