A Riace tutto arriva nel mare. I pirati turchi nell'antichità, i due guerrieri nudi modellati da Fidia o da maestri della sua bottega - quei sensazionali Bronzi rinvenuti sui fondali da un sub a 8 metri di profondità - e un veliero carico di curdi, che nel 1998 ha trasformato uno sbarco di profughi in un'opportunità. Era estate, le 4 del mattino, e la costa ionica calabrese non sarebbe stata più la stessa: l'immigrazione di quegli 800 uomini (e donne e bambini), provenienti da Afghanistan e Iraq, ha risvegliato un borgo fantasma. Che oggi è un esempio di accoglienza. Domenico Lucano allora era a capo dell'associazione Città Futura, dedicata a don Giuseppe Puglisi, ma già elaborava nuove forme di convivenza. Oggi, che è sindaco di Riace da tre mandati, è per il Fortune Magazine uno dei 50 leader più influenti del mondo. Prima di Melinda Gates (moglie di Bill), dopo Angela Merkel, Aung San Suu Kyu, Papa Francesco e Christine Lagarde.
Mimmo Lucano, il sindaco visionario
A lui interessa poco. Non è snobismo o falsa modestia, ma il suo modo per restare visionario: “Non ne sapevo nulla e mi chiedo come abbiano fatto i giornalisti della rivista americana a scoprire questa estrema periferia del mondo”, afferma concitato (come sempre), mentre scende alla marina dal centro storico. Domenico Lucano, 59 anni, ex maestro di scuola, “ha realizzato un modello di ospitalità studiato in tutta Europa”, si legge nel profilo dei World's 50 Greatest Leaders. Un programma di integrazione sostenibile che ha rivitalizzato l'economia e il tessuto sociale di un borgo destinato a svuotarsi.
“Riace, una comunità felice”
“Non ci sono ricette, misure, programmi definiti. Non so nemmeno se quello che ho fatto è replicabile altrove. Forse è tutto una casualità, un'avventura umana di cui all'inizio non conoscevo i rischi e nemmeno i limiti. E' stata l'occasione che mi ha guidato”. Mimmo, detto “u curdu”, però va fiero dei risultati: “La mia è una comunità felice, perché l'inclusione conviene a tutti. Ne godono i residenti, qui riaprono scuole e ristoranti. La natalità supera la mortalità. Ne gioiscono i rifugiati che trovano case e botteghe. Tessono, ricamano, lavorano il vetro, il legno, il cioccolato. Così è rinato il centro storico. E io sono felice di sentirmi utile: non voglio poltrone, ma solo fare il bene della mia gente”.
Il volo di Wenders, da Scilla a Riace
Che Mimmo Lucano avesse stoffa, se ne era accorto anche Wim Wenders. Il regista avrebbe dovuto girare le riprese del suo cortometraggio in 3D “Il volo” a Scilla. Storie di rifugiati, di una Locride ospitale, di un altro Sud. Voleva simulare uno sbarco sulle coste e aveva bisogno di reclutare naufraghi. Il sindaco di Riace si mette a sua disposizione, lo porta nel suo borgo, a 8 chilometri dal mare. Gli presenta Ramadullah, il bambino afghano di 8 anni che durante la fuga dal suo paese ha perso tutta la famiglia. Ha tanto da raccontare, però non è disposto a spostarsi ogni giorno a Scilla per fare il cinema. Così Wenders si trasferisce con la troupe a Riace. Ben Gazzara nella prima parte del docufilm è Mimmo Lucano. Nella seconda, il regista tedesco intervista il sindaco in persona. Presentando il suo lavoro a Berlino, Wenders ha dichiarato che “in Calabria cadono muri ancora più importanti di quello abbattuto 27 anni fa in Germania”.
La nuova Locride, tra accoglienza e turismo solidale
L'esperienza di Riace è contagiosa: Caulonia e Stignano aprono ai profughi le case disabitate. Offrono assistenza sanitaria e legale. Tutt'intorno si allarga la Rete dei comuni solidali. Diverse associazioni lavorano per l'integrazione: A sud di Lampedusa, Il Girasole, Real Riace e Riace Accoglie. Più di 6000 i rifugiati accolti negli anni nel paesino dell'alta locride, 400 quelli presenti in pianta stabile nel centro storico. Sono il 50% della popolazione locale. Il flusso è continuo: i progetti di solidarietà di Riace sono legati al Sistema di protezione dei richiedenti asilo del ministero degli Interni. Sempre connessi alla rinascita del paese. Ed è boom di turismo solidale: i visitatori della costa ionica possono soggiornare nelle case recuperate del borgo, condividendo parte della proprie giornate con gli abitanti del luogo, compresi quelli di 20 etnie diverse.
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