Italia

Quelle lunghe mattinate a rileggere le bozze

  • Abbonati
  • Accedi
addio a Fabrizio Forquet. 1967 - 2016

Quelle lunghe mattinate a rileggere le bozze

  • –di Giuliano Amato

Insieme abbiamo scritto libri, abbiamo vissuto una appassionante esperienza ministeriale (io da ministro dell’Interno, lui come mio portavoce), abbiamo discusso ad uno ad uno, prima che io li scrivessi, gli editoriali che quindicinalmente Il Sole 24 Ore mi ha pubblicato per anni. Il tutto in un arco non breve delle nostre vite - il primo libro a cui lavorammo insieme è del 1998 - che ci ha permesso di conoscerci, di capirci, di trovarci sintonizzati davanti a ciò che ci passava davanti.

Tanto ero ormai abituato a lui che non rammento neppure come nacque la decisione di metterci al lavoro per raccontare la mia esperienza all’Antitrust. Ricordo che nell’estate del 1997 lui venne ripetute volte ad Ansedonia, ci chiudevamo nel mio studio, io ogni volta dipanavo a voce un capitolo dello schema che avevamo predisposto e lui ascoltava e annotava.

C’era sempre il tempo di fare un salto al mare, poi rientravamo, mia moglie Diana ci metteva frugalmente a tavola e subito dopo lui se ne tornava a Roma. Ho uno splendido ricordo di quelle lunghe mattinate e non meno splendido è quello della prima lettura dei canovacci scritti che lui poi mi faceva avere. Le mie improvvisate e a volte saltellanti esposizioni orali tradotte in un italiano semplice, chiaro, ineccepibile per gli addetti ai lavori e accattivante per gli altri. Il libro (“Il gusto della libertà. L'Italia e l'Antitrust”, edito da Laterza) fu un successo e larghissima parte del merito fu suo.

Un secondo libro scrivemmo con la stessa formula ( “Tornare al futuro. La sinistra e il mondo che ci aspetta”, edito ancora da Laterza nel 2002 ) mentre altri libri li concepimmo con formula diversa, dal libro intervista (“Noi in bilico. Inquietudini e speranze di un cittadino europeo”, edito da Laterza nel 2005) a quello, scritto interamente da lui, con cui diventarono prodotto a stampa ed e-book (con editori Rai Edu e Laterza nel 2013) le “Lezioni dalla crisi” che avevo fatto per Rai Educational. E sempre si è rinnovata la sua capacità, rara, di essere tecnicamente impeccabile a beneficio dei pochi e semplice e chiaro a beneficio dei più.

Il fatto si è che Fabrizio capiva come pochi le questioni di cui si occupava e se ne appassionava quanto bastava a farle sue e a trasmetterle agli altri con il linguaggio dei veri giornalisti di talento. Fu così anche quando lavorammo assieme al Viminale. Mai, da ministro dell’interno, ebbi l’angoscia, così frequente in quelle posizioni, dell’equivoco su ciò che hai detto o hai fatto e delle code velenose sui mezzi di informazioni che questo genere di equivoci porta con sé.

Avevo Fabrizio alla comunicazione e un po’ la sua intelligenza, un po’ la sua chiarezza, un po’ la qualità dei rapporti che possedeva con i suoi colleghi giornalisti mi distesero intorno una rete di sicurezza. E fu difficile, molto difficile che vi fossero discrasie fra la realtà del mio operato e i modi in cui veniva raccontato. Un risultato raro, davvero raro nelle esperienze di governo. Non solo, ma si innamorò come me della vecchia e un tempo prestigiosa Rivista del Ministero, l’“Amministrazione civile”. Ne assunse la direzione editoriale (con Mario Pirani come direttore responsabile) ed oggi invito chi vuole a scorrere i pochi numeri da lui curati, dall’1 al 6 del 2008. Ne apprezzerà l'impostazione grafica, la qualità dei temi, la qualità dei collaboratori. Si fece le ossa, allora, un formidabile direttore. E infine lo sparring partner con il quale costruivo i mie editoriali per “Il Sole”. Lo trovavo sempre informato quanto me, acuto nel cogliere le angolature da cui valeva la pena trattare il tema che proponevo, pronto a dirmi, quando così pensasse, che il tema era male scelto. E raramente le sue ragioni non divennero mie.

Abbiamo continuato anche dopo a sentirci. Ci cercavamo, per discutere e per capire insieme i temi dell’economia e le vicende europee. Eravamo, ormai, l’uno e l’altro, parte viva delle rispettive vite.

Aveva un grande avvenire e questo rende ancora più inaccettabile la sua scomparsa. Ci ricorderemo di lui e avremo sempre presente che i suoi quattro figli, con la loro madre, sono e resteranno parte della grande famiglia che si manifesta oggi in queste pagine.

© Riproduzione riservata