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SEtte anni dopo

L’Aquila, crolla un altro balcone nelle «new town» di Berlusconi-Bertolaso

Un altro balcone è crollato “per cedimento strutturale” in un appartamento del progetto C.a.s.e, di Cese di Preturo (L'Aquila), complesso già sgomberato e sequestrato in seguito all'inchiesta della Procura aquilana scattata dopo episodio analogo accaduto nel settembre 2014 in un alloggio vicino. Il fatto è avvenuto stamattina nella piastra 20 ed ha avuto una dinamica molto simile all'episodio che circa un anno e mezzo fa interessò la piastra 19, in palazzine a quei tempi abitate: un balcone in legno si è staccato dal terzo piano finendo su quello sottostante al secondo. A dare l'allarme una persona che passeggiava con il cane, ancora sfollata in una delle 19 new town, costruite dopo il sisma del 2009 per dare un tetto alle migliaia di aquilani che avevano avuto danneggiata l'abitazione.

L'uomo ha sentito il tonfo e ha avvertito il Comune. Il nuovo crollo è avvenuto alla vigilia del settimo anniversario del terremoto che il 6 aprile 2009 devastò L'Aquila e il suo circondario, con 309 morti e oltre 1500 feriti, e proprio quando è imminente la svolta nell'inchiesta coordinata dal pm Roberta D'Avolio per il primo crollo, per il quale la Procura deve decidere se chiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione per le 37 persone finite sotto indagine. Sul posto stamani sono intervenuti la polizia municipale, che ha allertato la sala operativa del Corpo Forestale, incaricato delle indagini per conto della Procura, e i Vigili del fuoco. I vigili urbani hanno evacuato l'area e interdetto la circolazione al transito sia veicolare sia pedonale. Il balcone crollato e quello sottostante sono stati trasportati nell'autoparco del Comune dell'Aquila: costituiranno un'ulteriore prova dell'inchiesta che avrebbe dimostrato carenze strutturali e utilizzo di materiali scadenti non solo nella realizzazione dei balconi, ma anche degli alloggi.

A finire nei guai, con le accuse, a vario titolo, di truffa aggravata ai danni dello Stato da 18 milioni di euro, frode nelle pubbliche forniture e falso in atto pubblico, tutti coloro che hanno partecipato alla filiera autorizzativa e di costruzione del Progetto C.a.s.e., tra cui dirigenti e tecnici comunali, oltre agli imprenditori che hanno vinto l'appalto, progettisti e collaudatori. L'inchiesta di un anno e mezzo fa portò al sequestro di circa 800 balconi in circa 500 appartamenti del progetto C.a.s.e. delle frazioni aquilane di Sassa, Arischia, Cese di Preturo, Collebrincioni e Coppito. Sui balconi crollati di recente è stato aperto un filone parallelo nei riguardi di funzionari del Comune.

Il nuovo crollo getta un'ulteriore ombra sul progetto C.a.s.e., il mega insediamento abitativo costituito da 19 “new town”, costato circa un miliardo di euro e voluto dall'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per ospitare oltre 16mila aquilani sfollati negli oltre 4500 alloggi prefabbricati e antisismici costruiti a tempo di record. L'insediamento, ora abitato da un numero nettamente inferiore di famiglie, visto il graduale rientro nelle abitazioni ristrutturate, era inizialmente di proprietà della Protezione Civile nazionale che è stata stazione appaltante: è passato negli anni scorsi, tra le polemiche, in mano al Comune dell'Aquila che ha difficoltà nella gestione a causa dei costi, soprattutto per la manutenzione, molto alti. Il Comune ha lanciato bandi per assegnare alloggi a giovani coppie, artisti da tutta Italia e a famiglie indigenti, mentre alcuni esponenti del Pd si sono espressi a favore della demolizione.

Cialente: ce la faremo ma servono soldi
«L'Aquila ce la sta facendo bene ma servono i 18 milioni di euro, già concordati con il Governo e che vorrei fossero messi in un provvedimento, per fare il bilancio del 2016. Per il 2017 ci sarà bisogno di meno soldi e dal 2018 credo che riusciremo a camminare da soli o con cifre molto più modeste. Altrimenti rischiamo lo scioglimento dell'amministrazione comunale». E' quanto afferma il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente che, intervistato dall'Adnkronos a pochi giorni dall'anniversario del terremoto dell'Aquila che si celebrerà il 6 aprile, ricorda con «immenso dolore» le 309 persone che persero la vita 7 anni fa e l'immensa tragedia che colpì l'intera comunità aquilana, «una comunità fortemente legata in cui ci conoscevamo quasi tutti». «A distanza di 10/11 anni -continua Cialente- a L'Aquila si dovrebbe essere pressoché sistemato tutto con una ritardo nella ricostruzione pubblica che paga lo scotto delle normative sugli appalti pubblici (ricorsi al Tar, consigli di stato ecc.). Attualmente nel Comune dell'Aquila di famiglia sfollate (nuclei familiari) ne sono rimasti 3.269 a fronte degli oltre 21 mila del 1 gennaio 2010 quindi ci sono ancora 9 mila sfollati che aspettano il rientro nelle proprie abitazioni».

Pezzopane, dopo 7 anni resta piaga aperta

«I ricordi di quella tragedia sono ancora vivissimi, sono ricordi di dolore, di rovine e di morte''. Così la senatrice Stefania Pezzopane ricordando il terremoto che il 6 aprile del 2009 distrusse l'Aquila causando la morte di 309 persone. «A sette anni di distanza -prosegue Pezzopane, all'epoca presidente della provincia dell'Aquila- si cominciano a vedere i risultati della ricostruzione. La periferia è già praticamente stata completata e nel centro storico i lavori sono ormai visibili. Già dall'autostrada, entrando all'Aquila, si vede lo skyline zeppo di gru''. «Nella legge di stabilità del 2014 resa operativa nel 2015, sono stati stanziati 6 miliardi di euro e grazie ai miei emendamenti siamo riusciti a rendere più rapida la spesa, sia in termini di norme che in termini di proroghe ai collaboratori precari che potranno continuare a svolgere la loro opera al servizio della popolazione cittadina. Restano ancora 5 miliardi di euro da spendere''.

«I tempi lunghi di questa ricostruzione chiaramente hanno determinato un certo disagio sociale ed economico. Con il decreto enti locali e con i miei emendamenti per il rilancio economico e produttivo dei comuni del cratere abbiamo destinato il 4% delle risorse proprio per il rilancio economico e produttivo dell'Aquila''. Per Pezzopane però «resta ancora una piaga aperta -dice la senatrice- quella della sentenza `Grandi Rischi´«. «Per questo - sottolinea - ho fatto due proposte di legge: la prima per istituire una Commissione di inchiesta parlamentare sul comportamento della Commissione `Grandi Rischi´ perché, se il processo penale ha condannato solo l'allora vice della Protezione civile delegato da Bertolaso a gestire la Commissione Grandi Rischi De Bernardinis, la sentenza ha riconosciuto che la Protezione Civile è stata colpevole di `eccesso di rassicurazione´. Chiedo quindi che si faccia chiarezza sulle responsabilità politiche di questa tragedia''.

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