Settimana importante per una possibile svolta sul caso Regeni. La vicenda che riguarda la morte di Giulio, il giovane ricercatore italiano ritrovato ucciso e torturato due mesi fa al Cairo. A due giorni dall’incontro tra gli investigatori egiziani e italiani a Roma il 5 aprile, aumentano le incertezze su una soluzione chiara del caso. Troppe finora le bugie, i depistaggi forniti dalle autorità del Cairo.
I primi dubbi egiziani sulle versioni diffuse sulle circostanze della morte di Regeni vengono espressi oggi dal direttore del maggior quotidiano del Cairo, Al Ahram, Mohamed Abdel Hadi Allam. «Prima del momento della verità - scrive Hadi Allam riferendosi alla prossima trasferta in Italia degli investigatori egiziani - esortiamo lo Stato a portare in giudizio gli autori del crimine». Il direttore invita Il Cairo ad «annunciare con trasparenza le verità trovate o le dimissioni dei negligenti che sono responsabili direttamente di questo incidente, per salvare la reputazione dell'Egitto, il suo posto e la sua credibilità sul piano internazionale». Il direttore di Al Ahram insiste sul rischio che l'intera vicenda può avere sulle relazioni bilaterali con l'Italia e lancia un invito a non sottovalutare la situazione, soprattutto considerando che il governo italiano è sotto la pressione di opinione pubblica e Parlamento. A questo si aggiungono le difficoltà legate allo scandalo che ha costretto alle dimissioni il ministro allo Sviluppo economico e spinto i partiti dell'opposizione a presentare mozioni di sfiducia al premier Renzi. «La situazione è seria - commenta Hadi Allam - e non consente leggerezze, e lo Stato deve fare una pausa reale perché si possa recuperare una reputazione minacciata».
Intanto le autorità del cairo assicurano che le indagini continuano. Il governo egiziano non ha mai sostenuto che la banda di cinque rapinatori uccisi dalla polizia '«fosse responsabile dell'assassinio» di Giulio Regeni aveva dichiarato il viceministro aggiunto dell'interno Abou Bakr Abdel Karim, secondo il sito del quotidiano Al Masry Al Youm, facendo riferimento al comunicato del ministero in cui si dava notizia del ritrovamento dei documenti di Regeni a casa dei familiari dei banditi. «La ricerca delle persone coinvolte nella sua uccisione è ancora in corso» ha aggiunto.
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