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Il maestro di giornalismo con il sorriso

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Attualità

Il maestro di giornalismo con il sorriso

Ciao Roberto,
sono Filippo, ex allievo del master in Giornalismo politico- economico e informazione multimediale del Sole 24 Ore. Mi scuso subito per il “tu”: butto giù queste poche righe di getto, perché vorrei condividere - con chi lo conosceva meglio e più di me - qualche ricordo di Fabrizio Forquet, maestro di giornalismo ma prima ancora di vita. Almeno per me. In primo luogo il sorriso, la giovialità, la frase giusta al momento giusto (anche con una battuta, se era il caso) e la lezione, importante: «Non esistono problemi difficili, ma problemi da risolvere».

In avvio di master, il primo giorno, dopo la riunione di redazione disse: «C’è da fare la prima di domani, che ci mettiamo?». Ricordo di aver indicato un argomento di politica monetaria: il Regno Unito rispetto all’Ue, mi pare.
C’erano state le elezioni in Gran Bretagna e lui accolse la mia proposta con un «Bella idea: va in prima, di spalla come analisi». Puoi immaginare la soddisfazione per me il giorno dopo...

Altro bel momento fu l’incontro col sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, moderato sempre da Forquet. Una ventina le domande poste all’esponente del governo in un paio d’ore. Al termine, in corridoio incontro Fabrizio che fulmineo mi chiede: «Filippo, scriveresti dell’incontro di oggi? Quali sono le notizie?». «Niente, Fabrizio - ho risposto - passerei oltre. In più di due ore De Vincenti è stato bravissimo a schivare ogni domanda scomoda e quindi notizie non ne vedo». Rimase in silenzio, guardandomi per qualche secondo e poi si mise a ridere: «Filippo, con tre parole hai colto nel segno». Sempre ridendo, mi offrì un caffè.

Non sono mancate pacche sulle spalle, l’invito a non esaurire mai la curiosità ma ad alimentarla e qualche scappellotto sempre col sorriso, nelle pause del master davanti alla sede romana del Sole. E poi le mail, con richieste di delucidazioni o di qualche contatto, a cui ha sempre dato risposta. Magari a volte in ritardo di qualche giorno. Ma ha sempre risposto.

Riuscii ad avere il suo numero di cellulare verso la fine dello scorso anno. Gli mandai gli auguri di Natale, chiedendogli un contatto per Travaglio. E lui prontamente rispose. Non appena mi incontrò nuovamente chiese però: «Come hai fatto ad avere il mio numero? Chi te lo ha dato? Come sai che rispondo solo agli sms?». «Scusa Fabrizio - dissi io -. M’insegni e ci insegnate che la fonte non dev’essere mai rivelata e debbo venire a svelarla a te?». Si fece un’altra risata allungandomi l’ennesima pacca sulla spalla.

Mi rendo conto, Direttore, che sono forse poche gocce in un oceano per quanti, come te, lo hanno conosciuto lavorandoci gomito a gomito. Perciò oggi in quella chiesa mi sono sentito per un istante infinitamente piccolo. Il pensiero però di averlo conosciuto, anche se solo per un breve periodo e di aver tratto giovamento da tutti i suoi insegnamenti, sorrisi e battute compresi, ha spazzato via quella sensazione. Resta sì la commozione per la perdita della persona, ma pure la gioia di aver avuto la possibilità di conoscere una persona straordinaria. Che oggi lascia una grande eredità , anche e soprattutto umana, a tutti quelli che fanno il mestiere di giornalista.

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