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Voluntary, frenata sulla riapertura

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Voluntary, frenata sulla riapertura. Le liste di Panama bloccano i lavori

Indietro tutta sulla voluntary disclosure. O almeno una lunga pausa di riflessione. Le liste dei Panama Papers hanno prodotto esattamente l’effetto opposto sull’ipotesi di riapertura del rientro dei capitali. Un’ipotesi a cui i tecnici del ministero dell’Economia e di Palazzo Chigi stavano lavorando nelle ultime settimane. Non solo. Anche il gettito della voluntary «1.0», per cui sono ormai chiusi i termini di adesione, è finito nel mirino della Consulta, che con la sentenza 66/2016 depositata ieri ha dichiarato incostituzionale la competenza soltanto statale per il gettito dell’operazione senza prevedere una destinazione specifica delle somme incassate nella Regione autonoma Valle d’Aosta.

A pesare su uno stop dei lavori per una riapertura della disclosure è l’inopportunità politica di fornire una copertura preventiva a eventuali illeciti fiscali così come al riciclaggio e al nuovo reato di autoriciclaggio. Del resto, il vantaggio della recente procedura di rientro dei capitali era rappresentato proprio dalla possibilità di evitare le sanzioni penali per una serie di reati tributari, di riciclaggio e autoriciclaggio. Il tutto, però, versando completamente le imposte dovute (sia dirette che Irap e Iva) e con uno sconto sulle penalità amministrative variabile in base al Paese di detenzione delle attività all’estero, ossia se lo Stato straniero era black list, white list o ha stipulato accordi per lo scambio d’informazioni come nel caso della Svizzera.

Il successo dell’operazione chiusa a fine a 2015 con un gettito stimato di 3,8 miliardi (anche se saranno gli accertamenti ora in corso a dover confermare la cifra) e circa 130mila richieste di adesione hanno spinto il Governo a riprendere in mano il dossier. Non si può escludere a priori che, una volta conclusa l’analisi più dettagliata delle 800 posizioni di italiani che sembrerebbero coinvolti dai Panama Papers, la pratica possa essere riaperta nei prossimi mesi, magari già in estate. A spingere per un blocco immediato della voluntary, c’è anche il recente passato legato alla lista Falciani. I correntisti italiani di Hsbc svelati nei file recuperati dall’informatico franco-italiano Hervé Falciani, infatti, solo sulla carta avrebbero potuto aderire alla disclosure. La condizione ostativa era rappresentata dall’avvio di procedure di accertamento o verifiche delle singole posizioni da parte del Fisco. La Guardia di Finanza in quell’occasione non perse tempo, come con ogni probabilità farà anche nei confronti dei nominativi con interessi a Panama che saranno diffusi nei prossimi giorni dal consorzio internazionale di giornalisti investigativi. Nell’ottica della caccia agli evasori potrebbe allorasbloccarsi l’iter parlamentare del Ddl di ratifica della convenzione contro le doppie imposizioni sottoscritto da Italia e Panama e licenziato da Palazzo Chigi il 4 dicembre scorso. Un tassello in più nella strategia dello scambio di informazioni con gli ex paradisi fiscali che conta già 19 accordi già sottoscritti dal nostro Paese (dalla Svizzera alle Cayman).

Intanto, però, il gettito del rientro dei capitali è oggetto di attenzioni anche da parte della Corte costituzionale. A chiedere un intervento è stata la Regione Valle d’Aosta, che ha contestato la violazione del proprio Statuto speciale nella destinazione degli incassi della procedura di emersione. La norma istitutiva (legge 186/2014, articolo 1, comma 7) prevede, infatti, che le somme confluiscono nel bilancio dello Stato per essere destinate, anche attraverso la riassegnazione, a: pagamento dei debiti commerciali scaduti in conto capitale (senza eventualmente passare per le maglie strette dei vincoli del patto di stabilità interno); esclusione degli stessi vincoli per accedere ai finanziamenti Ue; investimenti pubblici; Fondo per la riduzione della pressione fiscale. E la Consulta ha dato ragione alla Valle d’Aosta. Questo fa tornare in gioco i poco più di 9 milioni di euro del gettito stimato per le istanze relative alla Regione autonoma.

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