Italia

Consiglio d’Europa: in Italia aborto difficile, non obiettori…

  • Abbonati
  • Accedi
sanità

Consiglio d’Europa: in Italia aborto difficile, non obiettori discriminati. Lorenzin: dati vecchi, oggi è diverso

Le donne in Italia continuano a incontrare «notevoli difficoltà» nell'accesso ai servizi d'interruzione di gravidanza, nonostante quanto previsto dalla legge 194 sull'aborto. L'Italia viola quindi il loro diritto alla salute. Lo ha affermato il Consiglio d'Europa , pronunciandosi su un ricorso presentato dalla Cgil. Non solo. Secondo il Consiglio d’Europa (organizzazione internazionale alla quale aderiscono 47 Stati, il cui scopo è promuovere la democrazia e i diritti dell'uomo) l'Italia discrimina medici e personale medico che non hanno optato per l'obiezione di coscienza in materia di aborto. Questi sanitari sono vittime di «diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti». È la seconda volta che il comitato arriva alla conclusione che l'Italia non sta rispettando quanto stabilito dalla legge 194. Immediata la replica della ministra della Salute Beatrice Lorenzin che ha parlato di «dati vecchi»e di situazione «diversa» oggi.

Consiglio Europa: in Italia aborto troppo difficile
A rendere problematico l'accesso all'aborto, secondo Strasburgo, sono tra l'altro una diminuzione sul territorio nazionale del numero di strutture dove si può abortire e la mancata sostituzione del personale medico che garantisce il servizio quando un operatore è malato, in vacanza o va in pensione. A individuare i problemi sul tappeto è stato il comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d'Europa, nella decisione sul ricorso presentato dalla Cgil contro l'applicazione della legge 194. Il comitato ha rilevato che le strutture sanitarie «non hanno ancora adottato le misure necessarie per rimediare alle carenze nel servizio causate dal personale che invoca il diritto all'obiezione di coscienza, o hanno adottato misure inadeguate».

Consiglio Europa: non obiettori discriminati
Secondo il comitato dei diritti sociali del Consiglio d'Europa, «la Cgil ha fornito un ampio numero di prove che dimostrano come il personale medico non obiettore affronti svantaggi diretti e indiretti, in termini di carico di lavoro, distribuzione degli incarichi, opportunità di carriera». Lo stesso comitato ha osservato che il governo «non ha fornito virtualmente nessuna prova che contraddica quanto sostenuto dal sindacato e non ha dimostrato che la discriminazione non sia diffusa».

Lorenzin: analisi su dati vecchi, oggi diverso
«Mi riservo di approfondire con i miei uffici, ma sono molto stupita perché dalle prime cose che ho letto mi sembra si rifacciano a dati vecchi che risalgono al 2013. Il dato di oggi è diverso». Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul pronunciamento del Consiglio d'Europa che ha bacchettato l'Italia sulle difficoltà delle donne ad accedere alla pratica dell' aborto nelle strutture pubbliche. «Non c'è alcuna violazione del diritto alla salute», ha aggiunto la ministra.

© Riproduzione riservata