Con Gianroberto Casaleggio muore lo stratega, il guru, la visione del M5S. La contraddizione stessa dell'anima del Movimento, metà mistica metà commerciale. Non sorprende che per ora l'unica reazione ufficiale dei Cinque Stelle sia il saluto di Beppe Grillo che rende a Gianroberto quel che era di Gianroberto secondo i suoi: «Importanza, lungimiranza e visione».
Pochi giorni fa, quando già i rumors sul peggioramento delle sue condizioni di salute si diffondevano, Casaleggio ha affidato il suo testamento proprio al blog: «Non ci sono capi, e l'unico erede riconosciuto sono i cittadini che fanno parte della comunità del M5S».
Vera l'allergia ai capi come siamo abituati a conoscerli, ai segretari di partito e agli apparati classici delle formazioni politiche tradizionali. Meno vera l'assenza di un erede riconosciuto. Che c'è, e neanche tanto sottotraccia: il suo nome è Davide Casaleggio, che di Gianroberto è il figlio 39enne laureato alla Bocconi. Sarà lui a gestire il blog e l'azienda di famiglia (la Casaleggio Associati, quartier generale a Milano) di cui eredita il 30% delle quote possedute dal padre. E soprattutto il filo diretto con il Movimento, la parte più difficile della storia.
Finora Davide era stato il braccio operativo di Gianroberto. Inserito nello staff del M5S, che aveva contribuito a fondare, non sempre amato, si ritrova adesso praticamente solo a gestire le chiavi del blog. La voce dei Cinque Stelle. Ma i suoi rapporti con i giovani parlamentari in ascesa, Luigi Di Maio in primis, sono tutti da verificare. Perché i malumori esistono, così come le aspettative di leadership, che non sempre collimano. E perché siamo alla vigilia di appuntamenti cruciali, come le amministrative del 5 giugno e il referendum di ottobre sulle riforme costituzionali su cui Matteo Renzi ha scommesso la sua carriera politica. Il testa a testa del M5S con il Pd è confermato da tutti i sondaggi. La corsa in vista delle politiche del 2018, sempre che non siano anticipate al 2017, è già aperta.
La morte di Gianroberto è la morte del padre in una fase delicatissima nel processo di maturazione dei Cinque Stelle. Indiscusso lo strapotere, seppur declinato con l'immaginazione collettiva e aggregante di un futuro basato sulla democrazia diretta attraverso la rete. Indiscussa l'ambivalenza che connotava quel potere. Indiscusso il sodalizio con la madre-Grillo, diarchia equilibrata al vertice della famiglia-movimento. La scomparsa di Casaleggio diventa così la cartina di tornasole della crescita politica del M5S, il passaggio all'età adulta: se Grillo tornerà davvero a fare il comico, il bivio del Movimento sarà scegliere se affrancarsi dal simbolico paterno osando accantonare il lato più debole delle sue promesse oppure persistere nella ricerca di un padre, autocondannandosi alla nevrosi.
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