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Dossier | N. 25 articoli17 aprile / Il referendum sulla durata delle trivellazioni in mare

Domande e risposte

1. Che cosa ci chiede, in pratica, il quesito del referendum del 17 aprile?
Verrà chiesto: volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i 44 giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se sotto c'è ancora gas o petrolio? Il quesito riguarda solamente la durata delle piattaforme già attive a 12 miglia dalla costa.

2. Che cosa non ci chiede, invece, il referendum? Non riguarda i giacimenti a terra o in alto mare?
Il quesito non riguarda in alcun modo le attività petrolifere in terraferma né le 25 concessioni in mare a una distanza superiore alle 12 miglia dalla costa (22,2 chilometri), cioè in acque internazionali.

3. Il referendum riguarda le fonti rinnovabili d'energia, le alternative al petrolio e al gas?
Il referendum non ha alcun effetto sul settore delle fonti rinnovabili d'energia (solare, eolico, idroelettrico). Se scenderà l'estrazione di metano e petrolio dai giacimenti nazionali semplicemente cresceranno di pari misura le importazioni via nave (petrolio o gas liquefatto) o via condotta (metano), senza produrre alcun alcun effetto positivo alle fonti alternative.

4. Se dovessero vincere i «sì», saranno bloccate nuove perforazioni nei nostri mari?
Nel mare entro le 12 miglia dalla costa le nuove perforazioni sono già vietate.

5. Quante sono le piattaforme italiane, e quante sono interessate dal quesito del referendum?
Nei mari italiani ci sono circa 110 piattaforme distribuite fra 69 concessioni . Delle 69 concessioni, 44 con 90 piattaforme si trovano entro 12 miglia dalla costa e sono sottoposte al quesito.

6. Che cosa contengono i giacimenti interessati dal referendum? Petrolio o metano?
Delle 44 concessioni, 25 estraggono metano, una estrae petrolio, 4 estraggono petrolio e gas insieme e 14 sono non più produttive.

7. Che effetto avrebbe una vittoria del «sì» e quale una vittoria del «no» o dell'astensione dal voto?
Se vincesse il «sì» le concessioni esistenti entro le 12 miglia non potrebbero essere prorogate al termine di scadenza. Dal 2016 al 2034 cesserebbero progressivamente l'attività, fermando l'estrazione di metano e petrolio, il gettito fiscale e di royalty per Stato e Regioni. Vi sarebbero alcune migliaia di licenziamenti. Si perderebbero alcuni miliardi di euro in mancati investimenti. Aumenterebbero le importazioni di petrolio via nave. Se vincessero il «no» o l'astensione, le concessioni potrebbero durare fino alla vita utile dei giacimenti.

8. Che effetto avrebbe una vittoria del «sì» sulla disponibilità di metano e di petrolio?
Nel 2015 le 44 concessioni entro le 12 miglia dalla costa hanno estratto 1,93 miliardi di metri cubi di gas (il 42,8% della produzione metano in mare e il 28,1 % della produzione nazionale di gas) e 0,54 milioni di tonnellate di greggio (il 72,3% della produzione in mare e il 10% produzione nazionale di greggio).

9. Quante piattaforme dovrebbero essere chiuse nel caso di vittoria del «sì»?
Con la cessazione delle 44 concessioni interessate, sarebbe necessario chiudere 90 piattaforme e 484 pozzi .

10. Quali rischi comporta la presenza delle 90 piattaforme sottoposte a referendum?
Le 90 piattaforme hanno un impatto ambientale modesto, tuttavia le 5 concessioni che estraggono petrolio (le altre solo gas) possono produrre incidenti con effetti gravi. La sospensione della loro attività aumenterebbe il numero di petroliere in viaggio nei mari e le loro emissioni in atmosfera per importare da lontano il petrolio che mancherebbe.

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