Ecco alcune delle affermazioni del comitato referendario.
Il contenuto del quesito
Con la legge attuale, che va abrogata, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero più scadenza certa.
L'astensione dal voto è un modo non democratico di esprimere disinteresse.
Ambiente
Il petrolio inquina l'ambiente e le piattaforme nei nostri mari sono una minaccia, come dimostrano i gravi incidenti del passato. Attraverso il referendum si tutelano definitivamente i nostri mari.
Disponibilità di energia e occupazione
Tutto il petrolio presente sotto il mare italiano sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale per 7 settimane. La fermata delle piattaforme alla scadenza delle loro concessioni avrà pochissimi effetti su imprese e occupazione.
Royalty
L'Italia chiede alle compagnie petrolifere le royalty più basse d'Europa. Nell'ultimo anno dalle royalty provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro. Le società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per le prime 50mila tonnellate di petrolio e per i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni anno e godono di un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo.
Politica energetica
Il referendum è l'opportunità di uscire da una condizione di subalternità e di entrare nel trend europeo verso la transizione basata su rinnovabili ed efficienza energetica.
L'esito del referendum potrà imporre una direzione politica precisa in materia di modello energetico e di sviluppo, mettendo al centro del dibattito pubblico le strategie energetiche per un'economia più giusta e innovativa. Le trivelle sono il simbolo della vecchia energia causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, lobby.
Le emissioni
Con il referendum si combattono i cambiamenti climatici e si applica l'impegno alla Conferenza Onu di Parigi sui cambiamenti climatici per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi.
Economia
L'estrazione di petrolio minaccia l'ambiente, il territorio e le sue risorse.
Lo sfruttamenti dei giacimenti minaccia il turismo, che contribuisce ogni anno circa al 10% del Pil e dà lavoro a quasi 3 milioni di persone, per un fatturato di circa 160 miliardi di euro; minaccia la pesca, che produce circa il 2,5% del Pil e dà lavoro a quasi 350mila persone; minaccia il patrimonio culturale; minaccia il comparto agroalimentare, che vale l'8,7% del Pil, dà lavoro a 3,3 milioni di persone ed esporta per 34 miliardi di euro.
La Basilicata , dove ci si sfruttano grandi giacimenti, è rimasta tra le regioni più povere d'Italia e le sue attività tradizionali (agricoltura e allevamento) sono minacciate e in parte già compromesse dalle attività petrolifere.
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