Avanti piano. Il consumo mondiale di prodotti per l’arredamento è destinato a crescere ancora nei prossimi anni, ma a una velocità inferiore rispetto a quella a cui abbiamo assistito nell’ultimo decennio. Se l’anno scorso il «World Furniture Outlook 2016» di Csil (Centro studi per l’industria leggera) prevedeva per il 2015 una crescita del 3,5% del mercato globale, le stime per i prossimi anni presentate da Csil al Salone del Mobile di Milano in questi giorni sono un po’ meno ottimistiche.
Nel breve termine (per il 2017) ci si attende una crescita dei consumi di poco superiore al 2%, trainata soprattutto dall’Asia-Pacifico, dal Nord America e da Medio Oriente e Africa. Anche l’Europa (che ha ritrovato il segno positivo nel 2014) dovrebbe proseguire sulla strada della ripresa, con tassi di crescita di poco superiori all’1%. Negativa invece la situazione in Sud America, dove si fa sentire particolarmente la difficile congiuntura economica del Brasile, Paese che incide per due terzi sul mercato regionale dell’arredamento, come spiega Alessandra Tracogna, partner di Csil, facendo crollare i consumi del 15% tra il 2010 e il 2015. Il quadro dovrebbe tuttavia normalizzarsi sul medio periodo (2017-2020), con un recupero del mercato sudamericano e una crescita globale attorno al 2,5%.
Non si tratta di percentuali vertiginose ma, fa notare Tracogna, «il quadro è comunque positivo: analizzando produzione, consumi e commercio internazionale di mobili nel quinquennio 2010-2015 possiamo affermare che, rispetto all’inizio della crisi, c’è stata ripresa quasi dappertutto». E la ripresa è confermata anche nei prossimi anni.
Nel dettaglio, nel periodo preso in considerazione i consumi di mobili sono accelerati in modo molto significativo in Asia-Pacifico (+50%), che con quasi 180 miliardi di dollari vale il 44% del mercato mondiale, e nell’area Nafta (+40%, a quota 88 miliardi di dollari). Non a caso, le due aree del mondo dove l’industria italiana dell’arredamento sta investendo di più per consolidare la propria presenza distributiva e logistica, anche se l’Asia dimostra una scarsa apertura (con appena il 2% di importazioni di mobili da fuori area), mentre il Nord America ha una propensione decisamente superiore alle importazioni (il 40% della domanda, in valore). In Cina, ad esempio, oltre alle numerose aperture di negozi che riguardano le singole aziende, il Salone del Mobile organizzato da FederlegnoArredo eventi inaugurerà, il prossimo novembre, la propria edizione di Shanghai. Negli Stati Uniti, invece, le aziende italiane sono presenti da tempo e in modo strutturato (oltre 200 imprese del comparto hanno una sede operativa in Usa), mentre Federlegno ha avviato lo scorso anno una serie di attività continuative di promozione del made in Italy, che nel prossimo futuro intende allargare anche in Messico.
Un ottimo mercato per le aziende italiane è anche il Medio Oriente, che – secondo Csil – è cresciuto del 40% nel quinquennio 2010-2015 e che si conferma una delle aree del mondo più aperte, con il 60% della domanda di arredo soddisfatta da importazioni. Decisamente più modesta la crescita dei consumi di arredo nell’Unione europea, con un aumento del 2,5% (con valori in euro e non i dollari) che è comunque un segnale positivo dopo anni di crisi, soprattutto perché rappresenta oltre la metà delle esportazioni di mobili italiani. La crescita, nell’ultimo anno ha interessato anche l’Italia, sebbene nel nostro Paese la crisi generale dei consumi abbia penalizzato fortemente l’industria dell’arredo, con acquisti di mobili che nel 2015 si sono attestati (secondo le stime preliminari di Csil) attorno agli 8,2 miliardi contro gli 11,4 del 2010.
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