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Csm, terna per la Procura di Milano. Sulle intercettazioni in arrivo…

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giustizia

Csm, terna per la Procura di Milano. Sulle intercettazioni in arrivo linee guida

A correre gli ultimi 100 metri verso il traguardo della Procura di Milano sono rimasti in tre: Francesco Greco, Aggiunto nonché capo del pool sui reati finanziari della Procura milanese, il collega dello stesso ufficio Alberto Nobili, e Giovanni Melillo, capo di gabinetto del ministro della Giustizia. La commissione Direttivi del Csm non è infatti riuscita a convergere su un solo nome e, confermando le indiscrezioni della vigilia, si è spaccata: per Greco hanno votato il presidente Lucio Aschettino, Valerio Fracassi (entrambi togati di Area) e Paola Balducci, laica in quota Sel; la relatrice Elisabetta Casellati, laica di Fi, ha votato per Melillo mentre a Nobili è andato il voto di Claudio Galoppi (Mi). Si è astenuto Massimo Forciniti di Unicost, che diventerà l’ago della bilancia nel voto finale del plenum, previsto non prima di metà maggio considerati i tempi tecnici e il «concerto» del ministro Orlando sulle tre proposte (una delle quali riguarderà il suo capo di gabinetto).

Anche se Greco ha ottenuto la maggioranza, a Palazzo dei Marescialli si parla di gara ancora aperta e di «voto di attesa», viste le incertezze di Unicost ma anche dei laici. E tuttavia, il vero competitor di Greco sarà Melillo, sostenuto da Casellati, perché, oltre alla competenza, ha dalla sua di essere un “esterno”. «La discontinuità potrebbe essere un elemento di novità, senza nulla togliere né a Nobili né a Greco, che hanno ben retto l’ufficio di Milano», spiega la relatrice, laddove per Area va invece salvaguardata la “continuità” in una Procura simbolo come Milano e la candidatura di Melillo sarebbe «inopportuna» per il suo attuale ruolo di capo di gabinetto. Casellati, tuttavia, non dispera di arrivare a una «soluzione unitaria» e sostiene che la terna proposta è una possibilità in più per «ragionare su candidature di un certo livello».

Intanto a Palazzo dei Marescialli si sta lavorando anche sul fronte caldo delle intercettazioni, per definire delle linee guida che, sintetizzando e integrando le circolari dei Procuratori di Roma, Torino e Napoli, saranno messe a disposizione di tutte le Procure. «Un’autoregolamentazione uniforme - ha spiegato il vicepresidente Giovanni Legnini - al quale potranno ispirarsi e attenersi ciascun Procuratore capo e ciascun pm, senza che ciò sia un’invadenza nei poteri propri dei capi delle Procure, che anzi vanno salvaguardati e valorizzati». E tuttavia, secondo Legnini il Csm ha «il dovere di contribuire alla definizione di buone prassi applicative», per trovare «un equilibrio» tra l’uso irrinunciabile delle intercettazioni, il diritto alla riservatezza, una corretta informazione e il diritto di difesa. «Ben venga un intervento garbato» commenta il senatore Pd Felice Casson, secondo cui ciò dimostra l’inutilità di nuove norme, ritenute invece comunque indispensabili, e «con immediatezza», da Area popolare (Ncd-Udc). Pignatone, Spataro e Colangelo sono stati convocati in audizione dalla commissione Giustizia del Senato, alle prese col ddl sul processo penale e sulle intercettazioni.

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