Italia

Partecipate, ok di Regioni e sindaci

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Partecipate, ok di Regioni e sindaci

  • –Gianni Trovati

MILANO

Via libera di Regioni e sindaci in conferenza unificata al decreto Madia che taglia le partecipate pubbliche, e che supera così uno degli esami politici considerati più insidiosi in vista del passaggio parlamentare: un nulla di fatto, ancora una volta, per il decreto sulle semplificazioni, che sta animando un braccio di ferro fra Regioni e Governo sui poteri sostitutivi e tornerà sui tavoli della prossima conferenza.

Il semaforo verde acceso dagli enti territoriali al provvedimento della riforma Madia che prova a tradurre in pratica lo slogan «da ottomila a mille» è comunque il dato politico di ieri: «L’impianto del provvedimento è stato condiviso - ha sottolineato il segretario alla Pa e semplificazione Angelo Rughetti -, e dobbiamo intervenire su un sistema che perde 1,2 miliardi all’anno».

In effetti le richieste di correttivi avanzate da Regioni ed enti locali non rimettono in discussione i pilastri della riforma, e “salvano” anche molti dei punti che alla vigilia sembravano destinati alle discussioni più accese. Il punto più importante sollevato dai governatori riguarda le finanziarie regionali, che non rientrano fra le tipologie esplicitamente ammesse dalla riforma e quindi rischierebbero di non trovare posto nel nuovo regime: tra le tipologie di partecipate previste, certo, rimangono le aziende attive nella «produzione di un servizio di interesse generale», ma è difficile applicare questa etichetta alle società regionali che oggi gestiscono fondi pubblici ed erogano finanziamenti agevolati alle imprese. Per questa ragione, i governatori propongono due soluzioni alternative: l’esclusione tout court delle finanziarie dal campo di applicazione della riforma, come già avviene per altri settori regolati da discipline speciali, oppure un salvataggio su misura per 24 società, da Finlombarda a Lazio Innova a Sviluppo Campania, in base allo stesso meccanismo già applicato a una serie di società statali come Arexpo, Sogin, Anas e Poligrafico. Dai Comuni viene invece la richiesta di rivedere i confini del controllo preventivo da parte della Corte dei conti sulla scelta di acquisire nuove partecipazioni, con l’obiettivo di evitare, come spiega il presidente dell’Anci Piero Fassino, «la sovrapposizione con scelte operative che competono per legge alle giunte comunali e ai consigli». Sul punto, sollevato anche dalle Regioni, è in effetti da chiarire il problema del doppio parere preventivo, chiesto sia alla Corte dei conti sia all’Antitrust, che potrebbe creare più di un problema operativo, oltre a ostacolare i processi di aggregazione che insieme alla chiusura delle «scatole vuote» sono uno dei binari fondamentali della riforma. Sembra invece destinata a sopravvivere, a meno di modifiche parlamentari, la tagliola che impone l’alienazione delle società con fatturato sotto il milione di euro.

gianni.trovati@ilsole24ore.com

© RIPRODUZIONE RISERVATA